Top

Giulia’s Mother #seguilazattera day6

C’è chi sostiene che in un viaggio l’importante non sia arrivare, ma il viaggio in sé. Sarà anche vero, ma al risveglio a Ro Ferrarese si respira un’aria frizzante: la meta è davvero vicina e il progetto pensato e organizzato per mesi si sta finalmente concretizzando.

La giornata è meravigliosa: il cielo grigio di ieri si è spostato altrove e oggi risplende un sole caldo, appena velato da dozzine di piccole nuvole bianche. Il camper pure oggi ci gioca un brutto scherzo, ma dopo un’ora di apprensione e tentativi vani riusciamo a metterci una pezza.

Nella prima parte del viaggio l’acqua è torbida e praticamente ferma. La zattera si sposta senza problemi, ci sono soltanto chilometri da navigare. Dopo sei giorni alcuni gesti sono diventati automatici: le virate per evitare un tronco, il rifornimento, gli spazi per riposarsi sotto il sole.

Entrando nel Parco naturale del Delta tutto cambia. La vegetazione è più selvaggia, sulle rive compaiono le baracche dei pescatori e il fiume si apre in anse dal profilo morbido dove si intravedono canneti e germani reali. Ma soprattutto: la corrente cambia, il Po cerca di spingerci indietro. O meglio, è il mare che invade le acque del grande fiume dimezzando la nostra velocità e alzando spruzzi ad ogni onda. Cerchiamo un po’ di calma verso la riva e incontriamo alcuni pescatori. Ripetono tutti la stessa cosa: amano il fiume da tutta la vita, ma l’hanno visto cambiare molto negli ultimi anni. Per tutti loro il Po è un amante malato. Quando raccontiamo il nostro viaggio restano increduli e ci fanno domande scherzando tra loro. Poi, proprio sotto ai nostri occhi, nelle loro reti resta una carpa. Decidono di regalarcela ma naturalmente, dopo alcuni secondi, la restituiamo al fiume.

Mancano meno di dieci chilometri a Porto Barricata, al mare. Si riveleranno i più difficili. Restiamo impigliati in alcune reti non segnalate, un motore decide di abbandonarci a pochi minuti dalla meta e pure la benzina finisce sul più bello. Con l’aiuto degli Amici del Po sistemiamo pure questo.

Ma ormai intravediamo la meta. Una dozzina di cigni si alzano al nostro passaggio, lo leggiamo come un palcoscenico che si apre e ci accoglie.

E poi, finalmente, il mare. Finiscono gli alberi, le baracche, le palafitte sul fiume e i ristoranti. Davanti al mare finisce tutto e noi siamo un punto trascurabile tra le acque, fino all’orizzonte.

Addosso ci scorre un’emozione difficile da descrivere. Carlo e Andrea si abbracciano e le lacrime che scendono senza pudore sui loro volti finiscono nelle acque che abbiamo solcato per tutta la settimana.

In questi giorni abbiamo costruito un ricordo che rimarrà per sempre nelle nostre vite. Un viaggio del genere, per funzionare, ha bisogno dell’incastro perfetto di meccanismi complessi.

Il viaggio è e resterà della band ma dietro le quinte hanno lavorato persone e professionisti straordinari. Che bello essere stato con loro.

Qualche bottiglia di prosecco si prosciuga velocemente, ma c’è un ultimo brano da registrare, per i Giulia’s Mother.

Memory è l’ultima traccia che la band regala in anteprima esclusiva a Rockerilla.

Segue una traccia acustica che si gonfia senza fretta. Altrove la band esplode all’improvviso, attacca con furia, sfoga uno stato d’animo compresso troppo a lungo; qui il lentissimo crescendo è un approdo ragionato e naturale, come la fine del viaggio appena consumato.

Il sole, dopo quasi dieci ore di navigazione si nasconde ad ovest tra le nuvole. Dal lato opposto tocchiamo con la punta delle dita le acque dell’Adriatico e salutiamo la fine di questa impresa.

 

Condividi