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GHOST

Londra | Koko | 21 dicembre

Registrare il sold out allo storico Koko (ex Camden Palace, capienza 2500 persone) di Londra non è facile, ma ci riescono i Ghost, gli svedesi più noti del momento. Preceduta dai connazionali Dead Soul, la formazione di Linköping, capitanata da sua Imminenza Papa Emeritus III si supera con questa performance prenatalizia che verrà sicuramente ricordata. Con i Ghost come headliner risulta sempre difficile prestare attenzione a un qualsiasi gruppo di supporto ma sono in molti ad assistere con interesse allo show dei Dead Soul. Il loro è un connubio particolarmente interessante con elementi doom che si fondono in un arcobaleno di venature blues e attacchi industrial con un risultato molto accattivante. Tracce quali The Fool e Burn For Ever si fanno apprezzare sia per i vocalizzi sensuali che per gli intrecci di synth perfettamente orchestrati.

Con il posizionamento sul palco dei Nameless Ghouls nel loro tradizionale rituale e con una nuova maschera che li rende ancora più maligni, inizia uno dei concerti più attesi dell’anno. I vocalizzi taglienti di Papa Emeritus III entrano direttamente nelle vene soprattutto nell’attesissima Ritual, traccia oscura e decadente ma al contempo ricca di quel groove provocante, così tipicamente Ghost, che risveglierebbe anche i morti. L’evoluzione stilistica del loro sound dove abbondano i tradizionali riff aspri e scuri raggiunge l’apice nella malvagia From the Pinnacle To The Pit, che parte cattiva e veloce per poi digradare in un’atmosfera più elegante, quella che poi riemerge nella splendida He Is. L’abbondanza di assoli di scuola classica, perfettamente orchestrati dai chitarristi Fire e Aether sono resi ancora più grandiosi dalle linee sinuose della tastiera del temerario Air. L’enfasi epica di questo show unico non ha paragoni: i Ghost sono una delle migliori realtà live del momento, tanto che un secondo concerto nella capitale è già stato annunciato per il 2 marzo, quando prenderanno in possesso il Palladium, dopo uno show da non perdere al Deposito di Pordenone il 12 febbraio.

Fabiola Santini (testo e foto)

 

 

 

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