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GAIA MATTIUZZI

Laut

Improvvisatore volontario

 

Avete presente un bicchiere di acqua fresca quando la sete della canicola estiva sta per uccidervi? Bene, album come questo rappresentano nel desolante panorama dell’irritante jazz fischiettabile italiota (e non solo) una vera oasi di intelligenza creativa.

Attingendo a piene mani dalle esperienze più nobili europee e non solo, in un melting tra jazz, classica, art rock (in certi momenti viene la pelle d’oca quanto simile in spirito a Art Bears e al lavoro seminale di Dagmar Krause), Gaia trascende i generi con una naturalezza poetica più unica che rara. Se “Bettelied”, appunto, riporta agli spigolosi cubismi di Krause & C., la poetica composizione del pianista Fabrizio Puglisi “Harmonie”, su testo di Baudelaire, percorre senza timore le lande del jazz più europeo. Una consapevolezza contemporanea anima questo lavoro, dove tra musicisti di straordinaria levatura spicca la colta, pionieristica voce di Gaia, come nella incredibile redenzione di “Images Of A Wayward Soul” dove trafigge linguisticamente persino arcane tracce etnoculturali verso un blues notturno e polveroso, in una notte dove la voce diventano voci costellate dalle percussioni, in forma siderale, di Cristiano Calcagnile. Gioia solare di “Prospectus” di Steve Lacy, gonfio di sano swing.

A dimostrazione che esiste uno spazio per la nuova musica, vi raccomando questo album di rara bellezza e struggente poetica.

Massimo Marchini

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