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FAUSTO ROSSI

Si dice che Tommaso Masini, detto Zoroastro da Peretola, amico e collaboratore di Leonardo da Vinci, sia stato l’ardimentoso e sfortunato collaudatore della “macchina per volare” inventata dal barbuto ex uomo immagine delle 50.000 lire della Banca d’Italia. Quando nel Belpaese qualcuno reputa un’altro uomo un genio, ne conseguono solamente dei guai. E pare certo che il Masini una gamba rotta se la sia guadagnata, e non gli valse come controparte dare due spennellate alla Battaglia di Anghiari in Palazzo Vecchio, ché poi Vasari ci ridipinse sopra. Matteo Renzi ancora lo cerca, quell’affresco. Direte voi, cosa c’entra con Fausto Rossi lo sfortunato Zoroastro? C’entra. C’entra eccome. In primo luogo, perché quando Leonardo faceva capolino sulle 50.000 lire, Fausto Rossi aveva già i pantaloni lunghi e la gente gli dava del genio. Poi se lo sono dimenticato tutti e poi se lo sono ricordato tutti; un po’ per i Massimo Volume e un po’ perché faceva figo citarlo. Sì ma, direte voi, cosa c’entra Leonardo? C’entra. C’entra eccome. Anche solo per fare da contraltrare ai giardini di Montezuma, al profumo dei fiori di stramonio nella notte e alle autoprofezie. Perché anche di questo parla l’intervista che state per leggere. E – se poi vi informate bene – il succitato Masini era pure un fior fiore di alchimista e qualche profezia l’avrà pur fatta quando era a corte degli Sforza con Leonardo, per raccattar qualche prebenda. Ora, gli oracoli profetici sono sibillini e lo sapete bene, ma qualche volta, fra tante stronzate, dicono cose geniali e illuminanti, ma  – siete avvisati – la verità richiede sforzo di selezione; e naturalmente un pizzico di pazienza.

Su Rockerilla di Marzo l’intervista di Simone Bardazzi.


 

 

 

 

 

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