EUGENIO FINARDI
Eufonicamente Rock
Pochi artisti possono vantare, e non solo in Italia, una carriera lunga e nobile come quella di Eugenio Finardi. Figlio d’arte, il piccolo Gegé è nato a Milano nel luglio del 1952. Suo padre è un tecnico del suono di Bergamo, mentre la mamma americana è una cantante di musica lirica, a nove anni, incide un disco per bambini dal titolo Palloncino rosso fuoco: era il 1961. È l’inizio di una splendida carriera.
Esponente di spicco della scuola milanese del cantautore ha avuto sempre l’impegno nello scrivere canzoni impegnate: impegno politico, stigmatizzato in classici come Musica ribelle, oppure intellettuale, in un’analisi poetica della visione dell’amore fuori dallo sdolcinar italiano, come Non è nel cuore, singolarmente sublimata in età più matura con la potente Un uomo. Da uomo consapevolmente presente nel suo tempo, come pochi altri suoi coetanei, l’amico Franco Battiato su tutti, ha saputo superare in piccoli capolavori i luoghi comuni di una certa sinistra oltranzista di quegli anni: Zucchero che citava “siccome il rosso è il colore del futuro vorrò sempre vedere l’azzurro in cielo”. O come nel suo album Fibrillante, uscito nel 2014, cantava il bisogno di un Nuovo umanesimo.
Protagonista inossidabile di piazze gremite di un pubblico di ogni età, a dimostrare – se mai ve ne fosse bisogno – l’universalità della sua musica: ho personalmente avuto l’occasione di procurargli nuovi fan da Paul Roland al quale ho tradotto tutti i testi, a John Greaves degli Henry Cow che ha comperato la ristampa di Diesel in un negozio di dischi di Piacenza in mia presenza.
Un musicista singolare, si diceva, un rocker che nel cuore ha il blues di Muddy Waters e i Rolling Stones ma che va in estasi con le armonie sublimi di Debussy e le simmetrie immanenti di Johann Sebastian Bach. Nel 2005 ha pubblicato un album, Anima Blues, che nulla ha a che invidiare ai grandi album di rock blues internazionali, per lo spirito puro e autentico con il quale Finardi approccia uno dei suoi generi preferiti: il blues. Recentemente ha prestato la sua voce (il nostro possiede un’invidiabile, istrionica capacità attoriale, come chi ha assistito ai suoi concerti ben sa) a un brogetto benefico con i ragazzi del Conservatorio Nicolini di Piacenza per una formidabile versione di Pierino e il Lupo di Sergeij Prokofiev e ha anche scritto di suo pugni i testi per il Carnevale degli Animali di Camille Saïnt Saëns.
Una convivenza naturale, per chi lo conosce. Persona disponibile e accogliente verso le nuove generazioni, un uomo curioso e musicista dallo straordinario talento che non ha mai esitato rimettersi in gioco come per l’eccezionale album sulla poetica di Vladimir Vysotsky o nella sua Songs Of A Lifetine, questo Euphonia Suiteappena dato alle stampe, che racchiude in una strepitosa forma di suite-racconto i tesori di una vita i quali, come pensieri che si inseguono conducono l’ascoltatore verso un viaggio: nella lunga carriera di Eugenio ma, attraverso la quale, in uno spaccato della società e della vita italiana degli ultimi 50 anni. Ci siamo sentiti e questo un estratto della nostra conversazione.
Parlami del tuo singolare nuovo album Euphonia Suite…
La suite Euphonia è nata durante il lockdown ed è il frutto di dieci anni di evoluzione. Dal primo incontro al Locomotive Festival 2012, Mirko Signorile, Raffaele Casarano e io abbiamo trovato un’intesa speciale che si è affinata anno dopo anno.
L’ultimo concerto prima della Pandemia, il 21 Dicembre 2019 fu proprio con loro e per caso lo registrai con il telefonino appoggiato sul leggio.
Quando calò il Grande Silenzio, mi resi conto che abbandonandomi al suo ascolto alleviava il peso sulla mia anima. Da millenni l’uomo conosce la Musica come cura, balsamo per il corpo e la mente. E’ provato che dopo dieci minuti di ascolto dello stesso pattern ritmico/melodico si entra in uno stato quasi di trance che eleva lo spirito e lenisce le pene. Allora ho immaginato questo flusso di canzoni senza soluzione di continuità che accompagna l’ascoltatore in un percorso non solo musicale e testuale ma anche spirituale. I singoli brani così diventano strofe di una composizione più ampia in cui le emozioni si perdono nella musica finendo col ritrovarsi in uno stato quasi trascendentale. Ci siamo rifugiati in una splendida masseria in Salento, che è anche un rifugio per animali dolcissimi, cavalli, asini e tanti cani. Uno in particolare un cagnolone giallo dolcissimo di nome Francesco, vecchio, quasi sordo, mi ha adottato: tutti i giorni mi veniva a prendere e si accucciava sotto il piano di Mirko e mi guardava cantare con occhi languidi.
Stai facendo una promozione con showcases a contatto con il pubblico, in librerie e negozi di dischi, come una volta… Quanto questa fisicità è importante per te, specie dopo il distacco della pandemia…
Il contatto con il pubblico è fondamentale. La verità è che gli artisti sono spesso molto timidi sui loro nuovi lavori e leggere l’affetto e lo stupore negli occhi degli amici che sono venuti mi ha scaldato il cuore. Pochi giorni fa abbiamo suonato a Zurigo e il pubblico (90% svizzero) aveva solo una vaga idea di chi io fossi e certamente non s’aspettava l’impatto sonoro e emotivo di Euphonìa. Beh alla fine sono scoppiati in un applauso come raramente ho sentito. E’ un’esperienza molto intensa e liberatoria…
Un rocker che ama Pergolesi… e le spezie jazzy
Ma Pergolesi è Rock come lo era Scarlatti! Sto cercando un chitarrista classico per registrare un album di sue sonate eseguite con la chitarra elettrica.
Per quanto riguarda il Jazz, confesso che lo spunto iniziale della suite è stato il “concerto di Colonia” di Keith Jarrett in cui lui parte dal jazz per toccare tutte le musiche del mondo. In realtà c’è tantissima improvvisazione sulle corde non solo del jazz ma anche del Blues, del Gospel, della musica classica contemporanea e dell’improvvisazione contrappuntistica. Nessun concerto è mai uguale…
C’è ancora spazio per una musica che riflette i tempi in cui è scritta. Da Musica Ribelle, che giustamente non ami riproporre al tuo pubblico perchè ha perso la propria attualità a quel “nuovo umanesimo” che ricerchi in una tua canzone più recente.
Non amo suonare Musica Ribelle adesso non perché non mi piaccia più il pezzo, anzi, è che non ho più l’energia fisica per interpretarla con la forza dirompente dell’originale. Nuovo Umanesimo resta uno dei miei pezzi preferiti ma sto diventando sempre più pessimista sull’Umanità. Siamo un animale furbo ma pirla…
Mi ha colpito la quasi sacralità di una tua canzone sul femminino, Lei s’illumina più che mai attuale oggi, che hai riproposto nel tuo live in streaming dal teatro di Monza, in piena pandemia. Davvero meravigliosa. Ce ne parli?
Lei S’Illumina è nata da uno splendido arpeggio di Giuvazza (Giovanni Maggiore) sul quale ho scritto un testo, come dici tu, sul femminino. Forse perché sono cresciuto in mezzo a tante donne, credo di essere capace di immedesimarmi nei loro sentimenti o forse solo di vederle come sono mettendo da parte pregiudizi maschili. Nel bene e nel male.
EUGENIO FINARDI Euphonia Suite Incipit
Come protette, racchiuse in una suite sono le canzoni autobiografiche di una vita: dal primo amore Katia, scelta come singolo, a Extraterrestre e Diesel. Eugenio le racconta da sempre durante i suoi emozionanti live. L’idea di questa Euphonia Suite è quella appunto di raccontarle come un susseguirsi di pensieri, le canzoni di una vita. Affidate alla sua chitarra, al pianoforte di Mirko Signorile e al sax di Raffaele Casarano.
Un esperimento soprattutto di cuore, come sempre in primo piano con Eugenio. Questa nuova veste rende onore sia al trio – una delle formazioni musicali più riuscite da sempre – che alle canzoni stesse che riconfermano la loro straordinaria forza anche in questa veste. HATS OFF!
Massimo Marchini