ERIC CLAPTON
LA VITA A TEMPO DI BLUES
Il documentario Life in 12 bars (al cinema il 26-27-28 febbraio e in DVD da marzo) della regista statunitense Lili Fini Zanuck è uno straordinario racconto della vita di uno dei più grandi e talentuosi chitarristi della storia del rock, Eric Clapton, basato su una serie di incredibili immagini e video inediti dell’archivio del musicista inglese. Una vita indissolubilmente legata alla musica e in particolare al blues, cui fa riferimento il titolo con le 12 battute della struttura metrica tipica del blues. È questa la musica che lo affascina fin da ragazzino e che lo aiuta a superare i numerosi momenti cupi e tragici della sua esistenza. Lo dice nella scena iniziale, l’unica in cui Clapton, al centro dell’inquadratura, si rivolge direttamente al pubblico, mentre il resto del film è narrato da voci fuori campo, la sua e quella di familiari, amici, e colleghi musicisti. In apertura ricorda l’amico B.B. King, scomparso nel 2015, come il motivo per cui ha cominciato a suonare la chitarra e consiglia, a chi non lo conoscesse, di ascoltare Live at the Regal, primo album dal vivo, del 1965, della leggenda del blues.
“La musica mi ha salvato. Ha allontanato il dolore”, dice più volte Clapton nel documentario. La prima volta accade quando a nove anni scopre che Rose Clapp, che lui credeva fosse sua madre, è in realtà sua nonna. Lo scopre perché la vera madre, Pat, sta per arrivare dagli Stati Uniti per incontrarlo. Eric ha solo una domanda per Pat, vuole sapere se adesso ha intenzione di occuparsi di lui, ma la risposta della donna è “no, è meglio lasciare le cose come stanno”. È la prima dolorosa sensazione di rifiuto nella vita che lo fa cadere in un baratro dal quale solo la musica lo salverà e che comunque lo condizionerà per sempre, forgiandone il carattere schivo e introspettivo (“non mi fiderò più di nessuno”). Dopo essersi avvicinato al blues come ascoltatore, a 14 anni riceve in regalo dai nonni una chitarra e comincia a suonare, riproducendo gli accordi che sente nei dischi, continuamente, fino a tarda notte, ricorda Rose, per poi alzarsi dopo poche ore per andare a scuola. A 16 anni si iscrive alla scuola d’arte, il Kingston College of Art, per approfondire la conoscenza della musica, della fotografia e della pittura, poiché disegna e dipinge, con buoni risultati, fin da bambino. Ma la passione per la musica è più forte di tutto il resto e Eric viene espulso dal College perché non si applica abbastanza nello studio.
Nel 1963, a 17 anni, comincia a suonare con i Roosters, dimostrando subito il suo talento e facendosi conoscere nel giro locale. Poco tempo dopo, nello stesso anno, viene infatti contattato da Keith Relf e Paul Samwell-Smith per entrare negli Yardbirds. Resterà con loro un paio di anni, suonando anche nel programma tv The Beatles Christmas Show, che li renderà noti al grande pubblico. Ma per Eric questo è l’inizio della fine della collaborazione. Eric vede che gli altri Yardbirds cominciano a farsi crescere i capelli e imitare i Beatles per cavalcare l’onda del successo. A Clapton il successo di pubblico non interessa, lui vuole solo suonare la sua musica, e non considera i Beatles così straordinari, soprattutto si stupisce di come possano sopportare la situazione che si crea durante le loro esibizioni in cui la musica è completamente coperta dalle urla dei fans. Ciò non gli impedisce però di stringere un’amicizia duratura con George Harrison (“lui sì che suonava”) e successivamente di innamorarsi perdutamente della moglie di George, Pattie Boyd.
Nel 1965 John Mayall lo invita a unirsi ai suoi Bluesbreakers e Clapton comincia a farsi un nome e ad avere un seguito di fans tutti suoi che lo idolatrano. Sul muro della stazione della metro di Islington a Londra compare la famosa scritta “Clapton is God”. Un anno dopo lascia i Bluesbreakers per unirsi al bassista Jack Bruce e al batterista Ginger Baker e formare i Cream, dando seguito alla sua vocazione blues in chiave rock psichedelica. I Cream, tre musicisti d’eccezione, hanno grande successo anche negli Stati Uniti e diventeranno una della band più influenti della storia del rock. Sono attivi per due anni, dopo i quali, i continui diverbi tra Bruce e Baker portano allo scioglimento del gruppo. Clapton forma quindi i Blind Faith, con Ginger Baker, Steve Winwood e Rick Grech ma, visto lo scarso successo ottenuto, suona anche con Delaney & Bonnie & Friends. Nel 1970 forma i Derek and the Dominos, con i quali realizza l’album che esprime il suo amore per Pattie Boyd, Layla and Other Assorted Love Songs, in cui duetta alla chitarra con Duane Allman. Pattie ne è colpita, ma non lascia George. Si metterà con Eric solo qualche anno dopo, nel 1974, quando la relazione con George Harrison finisce, e lo sposerà nel 1979, per poi divorziare dieci anni dopo. Ma quello è uno dei periodi più brutti nella vita di Eric Clapton. La morte del padre lo sconvolge, lo scarso successo del suo lavoro in quegli anni lo riporta in uno stato di frustrazione e lo fa cadere nel vortice della dipendenza, prima dalla droga poi dall’alcol. La relazione con Pattie non sembra funzionare, l’aveva probabilmente troppo idealizzata, e si conclude quando nel 1985, a Verona, Eric conosce la modella Lory Del Santo. Con lei avrà un figlio, Conor, morto tragicamente nel 1991, a soli quattro anni, precipitando dal 53esimo piano del grattacielo in cui viveva a New York. Un’altra dura prova nella vita che supererà grazie alla musica. Con la tragedia Clapton ritrova una rinnovata voglia di vivere, di liberarsi da ogni dipendenza, e di proseguire il suo percorso di musicista, per onorare la memoria di Conor, cui dedica il celebre brano Tears in Heaven.
È l’inizio della rinascita e della consacrazione definitiva del bluesman bianco che ha stupito i neri, dallo stesso suo maestro B.B. King, con il quale ha collaborato nell’album Riding with the King del 2000, che dichiara l’ammirazione e l’amicizia per l’uomo che ha portato il blues tra i bianchi, all’amico Jimi Hendrix, e ha stupito i bianchi, da Bob Dylan a Roger Waters, come testimonia il film. Clapton è l’unico musicista ad aver vinto 18 Grammy Awards e ad essere stato inserito tre volte nella Rock’n’Roll Hall of Fame.
La sua carriera continua come solista e con numerose collaborazioni. Allo stesso tempo si dedica alla realizzazione di un centro per il recupero dalle tossicodipendenze e dall’alcolismo nell’Isola di Antigua che finanzia anche con una vendita all’asta delle sue chitarre oltre che con eventi musicali per la raccolta fondi.
Nel 2002 sposa Melia McEnery con la quale ha tre figlie e in seguito recupera anche il rapporto con la figlia Ruth, avuta nel 1985 da una relazione extra-coniugale.
Life in 12 bars riesce a narrare con lo stesso tono pacato ma intenso che contraddistingue il carattere del protagonista, l’intera, tumultuosa vita dell’ormai quasi 72enne Eric Clapton che, nonostante continui ad amare poco la scena pubblica, ha deciso di collaborare alla realizzazione del documentario per poter dare una versione veritiera e completa, con il protagonista ancora in vita.
Nel 2016 il guitar hero inglese ha rivelato di essere affetto da neuropatia periferica, una malattia degenerativa che progressivamente limita i movimenti e che lo ha costretto su una sedia a rotelle.
Rossana Morriello