Top

EPICA | Tilburg

013 | 30 aprile

Giunto al sold out una settimana prima, c’è molta attesa per lo show di The Quantum Enigma, sesta ed ultima fatica degli Epica, combo olandese portabandiera del cosiddetto “Symphonic Metal”. Ci troviamo allo 013 di Tilburg, in Olanda, locale rinomato per concerti di un certo rilievo in ambito rock e non solo.

Il sestetto olandese ha saputo creare intorno a sé molta curiosità, soprattutto dopo la pubblicazione di Retrospect, enorme operazione celebrativa dei primi dieci anni di attività che consta di tre ore filate di concerto accompagnati da orchestra e cori, restituiti sotto forma di triplo CD e doppio DVD/blu-ray. Insomma un’operazione d’altri tempi che ci riporta alla mente colossi sonori come Yessongs o il triplo live degli Emerson, Lake & Palmer, giusto per azzardare qualche paragone.

La formula proposta dagli Epica porta avanti un certo discorso cominciato in ambito metal che fonde il canto operistico e la musica classica con il muro del suono ed i ritmi serrati della tradizione heavy. Inoltre vi troviamo la contrapposizione fra la voce dolcemente gotica con inflessioni da mezzo-soprano dell’affascinante Simone Simons ed il growl più spiccatamente “death metal” del brillante fondatore Mark Jansen.

Negli anni gli Epica hanno saputo ritagliarsi una fetta di fan davvero appassionati che incontra tutte le fasce di età, ed anche di non meno numerosi denigratori che mal digeriscono la miscela di “art metal” duro e sofisticato allo stesso tempo.

Dopo l’esibizione degli Insomnium, ottima band di supporto, ecco finalmente incominciare lo show. A seguito dell’intro classicheggiante Originem, sfiammate e fuochi artificiali salutano l’ingresso della band e di una raggiante Simone Simons con The Second Stone, l’inizio di The Quantum Enigma. La band ci sembra a suo agio sostenuta dal tifo entusiasta dei fan e dal drumming incalzante e preciso di Ariën Van Weesenbeek. Ad a uno ad uno passano i titoli del nuovo album fino alla bellissima e corale Unchain Utopia. Ci convincono molto sia a livello di composizione, sia di esecuzione. Tecnicamente la parte ritmica è molto presente, ed anche il nuovo bassista Rob van der Loo sembra all’altezza dell’altissima qualità a cui il gruppo ci ha abituati nei suoi live. Le tastiere sono affidate al solito a Coen Janssen, membro fondatore, che usa il suo strumento non tanto per dei tappeti sonori, quanto per dei veri e propri contrappunti che arricchiscono la complessità compositiva dei brani. Una nota anche per l’ottima chitarra solista di Isaac Delahaye, che se la cava egregiamente anche nei brani dove è richiesto lo strumento acustico. Le parti corali ed orchestrali (suonate da un’orchestra vera) sono qui campionate e portate a sostegno dell’esibizione live.

Seguono poi dei classici della band: The Ossessive Devotion, Blank Infinity, Unleashed e la recente Storm The Sorrow.

Ma giunti alla metà circa del concerto ecco una spiazzante e spettacolare trovata: parte una musica in stile tradizionale cinese, che in qualche modo ci fa pensare alle colonne sonore di Sakamoto per i film di Bertolucci, ed appaiono sul palco dei grandi costumi da dragone indossati da coppie di atleti circensi. Via,  quindi, alla seconda parte dello show, maggiormente impegnativa a livello di ascolto. I ritmi sono sempre molto serrati, ma un attimo di respiro viene dato dalla ballad Canvas Of Life dove, in uno scenario suggestivo costituito da grandi bracieri accesi, Simone interpreta in maniera molto delicata quello che è destinato a diventare una nuova hit della band. Giunti a Natural Corruption avvertiamo dei segni di stanchezza presto dimenticati dal recupero della complessa Kingdom Of Heaven, un classico della band che raramente viene proposta dal vivo, ma che qui serve ad introdurre tematicamente il gran finale: The Quantum Enigma, appunto.

Si parte con una nota di bordone, fatta forse con uno didjeridoo; dalla nebbia artificiale intravediamo una figura maschile che intona un canto dal sapore arcaico. Così nel finale la band esprime tutta la propria arte, una fusione fra canti antichi, medievaleggianti e ritmi potenti ed evocativi. Il pubblico partecipa al rito con i classici headbanging o facendo “le corna” in segno di entusiastica approvazione.

Inaspettatamente la chiusura del concerto non è affidata alla solita Consign To Oblivion, consueta coda dei loro show live, bensì a Cry For The Moon, dal loro primo album, che comunque riceve il consenso dei fan più intransigenti.

In conclusione possiamo ritenerci soddisfatti di questo ritorno degli Epica sulle scene, i quali dimostrano di essere forse gli esponenti più interessanti di un genere musicale che spesso resta chiuso in una sorta di ripetitivo canovaccio, e di avere ancora qualcosa da dirci in questi anni di musica “piatta”.

Un’ultima postilla sul pubblico, che conta in percentuale un grande numero di disabili di tutti i tipi che vengono accolti con grande affetto dai membri della band. Ma questo è un valore aggiunto del combo olandese, sempre impegnato, senza sbandierarlo ed in completa sordina, su temi sociali laddove ci aspetteremmo tematiche immaginarie o fantasy. Ma spesso la realtà, si sa, non è come sembra.

Paolo Pagnani

Pagnani

 

Condividi