Come ogni anno la londinese Fuzz Club fa bella mostra della sua eccellente rosa (The Telescopes, Lumerians, i nostri Juju e The Gluts, The Myrrors, The Warlocks, The Oscillation e 10 000 Russos tra gli altri) con l’aggiunta di un variegato ventaglio di artisti che hanno in comune l’amore per la psichedelia condita da abbondanti dosi di fuzz, reverb e drone.

Il piatto forte della giornata di venerdì si concentra dalla mezzanotte in poi nell’ampia sala principale dell’Effenaar con un trittico musicalmente agli antipodi: The KVB, The Telescopes ed i Minami Deutsch.

Il delizioso duo londinese dei KVBammalia con la grazia e freschezza di Kat Day ed i suoi sintetizzatori dal gusto pop/new wave anni ’80, i quali s’intrecciano alla chitarra, talvolta shoegaze talvolta cristallina, di Nick Wood. E mentre il cortissimo vestitino di Kat si agita sempre più sulle lunghe gambe nude, i ritmi s’infittiscono per un finale danzabilissimo che stampa il sorriso sul volto del pubblico.

Delicious duo The KVBseduces with the grace and freshness of Kat Day and her pop/new-wave-80s-style synths intersecting with the sometimes shoegaze sometimes cristalline guitar of Nick Wood. And while the hem of Kat’s super short dress swerves more and more over her long naked legs, the rhythms become thicker for a danceable finale which leaves a big smile on the faces of the audience.

I leggendari Telescopesdi Stephen Lawrie celebrano 30 anni di carriera, e Fuzz Club dedica loro un evento speciale con la proiezione di un interessante documentario e successive Q&A. Sul palco la band inglese mostra subito la sua incarnazione più dark e ritualistica, risucchiandoci dentro un ostico vortice dilaniato da impietose lame noise. Maestri di un linguaggio musicale ipnotizzante, brutale ed abrasivo che s’insinua nel subconscio per aprire squarci stroboscopici sul gelido buio dell’ignoto, conducono a termine un monolitico rituale con urla lancinanti che accompagnano l’esalazione dell’ultimo respiro della chitarra, per poi quest’ultima essere portata in processione dalla folla. 

Stephen Lawrie’s legendary The Telescopesare celebrating their 30th anniversary, and Fuzz Club dedicates to them a special event with an interesting documentary followed by a Q&A session. On stage the Brits immediately showcase their darkest and most ritualistic incarnation, sucking us into an uneasy vortex slashed by sharp blades of noise. Masters of a hypnotic, ruthless and abrasive musical language which seeps into the subconscious in order to open up stroboscopic flashes onto the cold darkness of the unknown, they bring to fruition a monolithic ritual through feral screams that entice the last breath from the guitar, before the latter is brought into a procession by the fans.  

La serata si conclude tuttavia con uno tsunami di solare bellezza grazie ai giapponesi Minami Deutsch(che alcuni di voi avranno visto in tour in Italia). Il favoloso look anni ’70 indica le ferme radici krautrock del loro sound, potenziate da un jamming portentoso. La band del chitarrista e vocalist Kyotaro Miula (cool dietro gli occhiali da sole) sprigiona note fluide e raggianti che oscillano e fremono come particelle cosmiche. Aggregandosi, queste vanno poco a poco a formare un sole radioso che illumina e riscalda lo spirito ed il cuore. Assolutamente partecipe al miracolo, la band incanta – e si fa incantare – attraverso la sinergia positiva tra gli strumenti. Magnifici: avrei potuto vederli ed ascoltarli per ore… Nota di merito: la minuscola, deliziosa batterista dal magico tocco jazz.

The night ends though with a tsunami of solar beauty thanks to the Japanese band Minami Deutsch. Their fab 70s look clearly points at krautrock as their musical roots, a sound enhanced by a portentous jamming. Guitarist and vocalist Kyotaro Miula (so cool in his dark shades) and his band produce fluid, shiny notes which oscillate and shudder like cosmic particles. Moulding together, little by little those begin to form a bright sun which illuminates and warms the heart and the spirit. Totally sharing the miraculous experience, the band bewitches – and becomes bewitched – through a stunning synergy between instruments. Magnificent: I could have enjoyed them for several hours… Note of appreciation: the tiny, pretty drummer with the magical jazz touch.

L’ultima giornata vede una concentrazione di gruppi molto interessanti e sempre assai diversi tra loro. 

I danesi Iceagesono molto attesi, specialmente dal pubblico femminile, per la non poca somiglianza del cantante con il grande Julian Casablancas. Elias Bender Rønnenfelt è senza dubbio un frontman accattivante, tuttavia la staticità del resto della band che lo attornia non gioca a loro favore. Musicalmente molto piacevoli ma mi aspettavo di più dal loro live.

Danish band Iceageis eagerly awaited for, especially by the female fans, due to the singer’s rather obvious resemblance with the great Julian Casablancas. Elian Bender Rønnenfelt is no doubt a captivating frontman, yet the stillness of the the rest of the band around him doesn’t help. Musically very pleasant, I expected more.

A questo punto tra la folla si mormora un solo mantra: “Arriva il gruppo più atteso del festival!” Si tratta dei Kikagaku Moyo, band giapponese con base proprio ad Eindhoven, dove il batterista Go Kurosawa ha fondato la sua label Guruguru Brain. Anch’essi reduci da una data italiana, fanno scaturire immediatamente dai loro strumenti quella che amano definire come feel good music. Il loro rock psichedelico dannatamente seventies è addolcito da influenze indiane, vedi la presenza del sitar suonato con gioia contagiosa da Ryu Kurosawa, ed dei celestiali tintinnii delle percussioni gestite dal chitarrista e vocalist Tomo Katsurada. A queste pennellate esotiche s’aggiunge un tocco jazz di stile portoghese. Il magnetismo tra i cinque musicisti è palpabile e, come risultato, la loro musica costituisce un trip sensuale che celebra la vita. Bravissimi!!

At this point the crowd is heard whispering a mantra: “The most awaited for band of the fest is now coming!” They mean Kikagaku Moyo, Japanese group based in Eindhoven itself, where drummer Go Kurosawa has founded his label Guruguru Brain. Coming from an Italian date too, they set off right away with shaping what they like to refer to as feel good music. Their psych rock so damn 70s  is sweetened by Indian music references, with the presence of the sitar played with contagious joy by Ryu Kurosawa and the lovely tinkling of the percussions played by singer and guitarist Tomo Katsurada. To such exotic touches they have recently added Portuguese jazz references. The magnetism between these 5 musicians is palpable and, as a result, their music becomes a sensuous trip that celebrates life itself. Fabulous!! 

Altro momento memorabile è indubbiamente fornito dallo spettacolo visivo ed aurale degli Snapped Ankles. I londinesi sono il prodotto della cultura post-punk e post-rave, eradicando i Gang of Four ed i Prodigy dal loro ambiente urbano per trasportarli tra l’umido malsano e poco idilliaco delle foreste. “We come from the woods!!…” annuncia il cantante. Ecologia al centro di tutto, DIY, strumentazione rigorosamente riciclata, abbigliamento da sciamani che vivono in fossi melmosi: controcorrente in tutto. La loro musica è sia angolare che ritualistica, specialmente quando si abbandona ad una trance psichedelica che fa ballare anche i sassi. A sorpresa, la band del festival.

Another memorable moment is undoubtedly offered by Snapped Ankles’ visual and aural show. The Londoners, a product of post-punk and post-rave culture, uproot The Gang of Four and The Prodigy from their urban environment to transport them into a damp, less-than-idyllic kind of forest. “We come from the woods!!!…” announces the singer. Ecology at the center of it all, DIY attitude, recycled instruments, the look of shamans dwelling in muddy ditches: everything about them is non-mainstream. Their music is angular and ritualistic, especially when it lets itself soar into psy trance that would make a rock dance. Perhaps surprisingly, the band of the fest.

Dico a sorpresa poiché (grandissimi giapponesi a parte) pensavo che i Teeth of the Seaavrebbero concluso le performances della sala principale mandando tutti in estasi completa. Dopo l’impatto lasciato dagli Snapped Ankles, il trio offre, immerso in un profondo blu, la sua più recente delicata, atmosferica musica a mo’ di chill-out. Tuttavia, complice la stanchezza, e con gran parte del pubblico oramai diretto verso casa, solo i magici interventi alla tromba, da brividi sull’ultimo album Wraith, fanno giustizia al gruppo. In ogni caso, questo ottimo festival si conclude con classe.

I say surprisingly because (fab Japanese bands aside) I thought that it would be Teeth of the Seato send everybody into ecstatic delight at the end of the main hall performances. After the impact produced by Snapped Ankles, immersed in the deepest of blue the trio played their most delicate, atmospheric recent music as a chill-out gift. Unfortunately, with tiredness seeping into our bones and a large chunk of the crowd already heading home, only the magical trumpet solos produce shudders like in their latest album Wraith. Regardless of this, it was a classy ending to a very good festival.

Text Emi Hey – Ph A. McLeod

23-24 Agosto