EDVARD GRAHAM LEWIS + VIKTOR TOIKKANEN
La musique concrète. Lo spirito della sperimentazione si fonde al San Fedele grazie ad una collaborativa e minuziosa intersezione mistica tra fede nell’aldilà del sonoro (quell’Oltre/modo singolare principio derivativo della cultura formativa) e condivisione di spazi, forme visive e olfattive dal “talento” naturale. Viktor Toikkanen apre al centro dell’Auditorium, tra di noi, relazionandosi con l’acusmonium sator sul palco (un’orchestra di 50 altoparlanti che consente la spazializzazione del suono grazie a diverse tipologie di diffusori distribuiti lungo tre corone concentriche). La sua performance stabilisce una connessione multipla di partiture tridimensionali, dettate dal tocco ritmico imposto al suo mixer (inscatolato in una valigetta di legno). Una sessione elettrica di noise e ambient stimolati dall’enorme percezione del sé in espansione. Questo giovane ventenne finlandese parla la lingua degli Dei, la musica è in continua riproduzione, dipende solo da come la si veicola (questo non è altro che il linguaggio dello spazio, proiettato sul nostro piano). Il plasmare lo spazio, il parlare con le piante, il presente nella forma dell’infinito indefinito. Un grande autore applaudito anche da Edvard Graham Lewis, veterano della scena sperimentale europea, co-fondatore dei Wire. Estremo e radicale come un giovinetto, prende possesso della propria postazione, alternando sali/scendi dalla postura al mixaggio. In occasione del 40° anniversario della pubblicazione del suo primo brano Let’s Panic Later, Lewis ha presentato un nuovo set, pescando dal materiale del primo album, tessendo trame inedite spesso tra loro discordanti. Post-punk trasmutato in post-tutto. Una breccia nella materia disorientante del proprio percorso formativo, certamente influenzato dall’amore per la propulsione. Immaginiamo grandi eliche a turbina, in perenne trasformazione. Anche qui, noise e ambient/drone sono l’apripista per la dimensione onirica di un suono esteticamente più comprensibile e comprimibile. Dna punk e industrial, marcatori genetici inossidabili. Narrativa sintetica obietterà qualcuno, ma come possiamo godere di cotanta apertura mentale se non in uno spazio aperto alla ridondanza dell’eterno, sebbene raccolto nella diffusione di una sinapsi molto personale? Noi spettatori-neuroni siamo stati ben stimolati e ora possiamo andare in pace. Matteo S. Chamey
VIKTOR TOIKKANEN (FIN) e EDVARD GRAHAM LEWIS (UK)
4 Febbraio| Milano | Auditorium San Fedele | INNER_SPACES 2018/2019 #06 | Musica concreta