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EDITIONS MEGO

Nella metà degli anni Novanta, mentre la scena elettronica e la cultura rave imperante iniziavano a subire in dose massiva l’influenza della cosiddetta intelligent dance music – la rivoluzione sonico-concettuale che vide i propri portabandiera in nomi come Aphex Twin, Autechre, Boards Of Canada e nelle scuderie delle varie R&S, Warp, Rephlex e Planet Mu – tre ricercatori sonori del tutto sconosciuti si incontravano a Vienna, ponendo le basi per quello che sarebbe divenuto un vero e proprio polo d’aggregazione in grado di ridisegnare e rilanciare il mondo della musica sperimentale. Era il 1995 quando Ramon Bauer, Andreas Pieper (ovvero i General Magic) e Peter Rehberg (alias Pita) fondavano la Mego Records, prendendo spunto da Herman Kahn e dalla sua celebre massima “My Eyes Glaze Over” per denominare la label. Quest’ultima iniziò la sua attività già da protagonista, lanciando due dei futuri padri tutelari del glitch: i Farmers Manual e Christian Fennesz, ovvero coloro che trasportarono uno stile di stampo popular (il sound degli Oval su tutti) nel mondo della sperimentazione pura e colui che lavorò e brevettò in maniera definitiva l’estetica che a tutt’oggi viene naturale ricondurre al genere stesso. Nel corso degli anni, la Mego ha riunito sotto la sua ala artisti destinati a divenire portabandiera di generi caratteristici della sperimentazione elettronica: lo harsh-noise di Russel Haswell e Kevin Drumm, l’avanguardia accademica di Florian Hecker e Francisco López, l’avant-techno di Pure, l’ambient elettroacustico del maestro Jim O’ Rourke e dello stesso Pita, l’abstract-impro di Gert Jan-Prins, il japanoise dei vari Merzbow, Masami Akita, Tujiko Noriko e Ikue Mori, oltre al glitch dei già citati Fennesz e Farmers Manual e degli stessi General Magic. A questi si aggiungano anche alcuni musicisti già attivi in altri ambiti, che decisero di sposare la causa dell’etichetta viennese e lanciarsi nel mondo della musica sperimentale fino a ridisegnare e le proprie carriere e reinventarsi: i due Pan Sonic Mika Vainio e Ilpo Väisänen, Zeena Parkins, Rob Mazurek e persino l’ex Suicide Alan Vega. Il polo culturale costituito dalla Mego ha contribuito in maniera decisiva all’esplosione della musica sperimentale, che dalla fine degli anni Novanta è stata protagonista di un’espansione territoriale, sonora e culturale di proporzioni vastissime, come dimostrato dalla nascita di nuove etichette dedite alla ricerca (oggi se ne contano a dozzine), festival settoriali e svariate associazioni culturali dedite alla diffusione di materiali sonori. Un maxi-castello di cui la Mego rappresentava le fondamenta prime, l’origine, il cuore… Su Rockerilla di Settembre l’articolo completo di Matteo Meda con intervista a Peter Rehberg.

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