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DYING FETUS

Londra, The Barfly, 12 Agosto


Dalla palco del Sophie Lancaster Stage, dove hanno chiuso in bellezza l’ultima giornata del noto festival britannico Bloodstock Open Air 2013,  gli americani Dying Fetus si catapultano in meno di ventiquattro ore al Barfly di Londra. Se il giorno precedente i nostri sono riusciti ad attirare un buon numero di fan di tutte le età al loro show nonostante gli Slayer chiudessero in contemporanea il Main Stage questa sera  il trio capitanato da John Gallagher si riconferma ancora una volta invincibile. Spetta agli inglesi Desecration il compito di ultimi apripista dopo Regurgitate Life e Basement Torture Killings: il trio originario di Newport, South Wales riesce a surriscaldare il pubblico a dovere, con tanto di attacchi gore accentuati da potenti vocalizzi. A chiusura del loro set il palco si trasforma in una vera e propria bolgia, sono in molti a salirci per poi lanciarsi ma il caos che ne deriva non sa di violenza ma piuttosto di furore, contagioso e incontrollabile. Ed ecco che arriva il momento degli headliner: assistere all’assemblaggio della batteria dell’eclettico Trey Williams fa parte del rituale di preparazione del set dei Dying Fetus da quando il batterista si è unito al gruppo, nel 2007 in tempo per contribuire al famigerato drumming del loro sesto album,  Descend Into Depravity uscito l’anno successivo. A sentirli è difficile pensare che dietro al sound live di questa storica band ci siano soltanto tre musicisti, a conferma che sono davvero individui capaci e in grado di spiazzare il pubblico di fedelissimi che li segue dal lontano 1992. Il basso di Sean Beasley rimbomba inesorabilmente in Homicidal Retribution e From Womb To Waste dall’ultimo album della band uscito l’anno scorso, Reign Supreme. Il loro hit Kill Your Mother, Rape Your Dog offre un classico esempio di growling di alto livello, la voce cavernosa di Gallagher è sinonimo di pura definizione death.  Il moshpit diventa una turbina incontrollabile dal momento in cui i volumi si accentuano al limite con una versione particolarmente esplosiva di One Shoot, One Kill. Non resta che unirsi alla mischia anche a rischio di prendersi qualche involontario calcio. Bravi come sempre, di tutto rispetto e imperdibili.

Fabiola Santini

Ph: Fabiola Santini

 

 

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