Devilment
Londra | Boston Music Room | 10 Dicembre
Il side-project (leggi super-gruppo) di Dani Filth dei leggendari Cradle Of Filth arriva al secondo album, Devilment II: The Mephisto Waltzes in pompa magna. Questa collezione di nove tracce dal sapore gotico-sinfonico ha riscontrato un interesse notevole sia da parte degli addetti ai lavori che dai fans storici: l’uscita dell’album il 18 Novembre viene seguita infatti dall’annuncio immediato di un mini tour in casa. La data londinese si tiene nel cuore della zona nord della capitale tra le mura del Boston Music Room, un locale noto per la scena live estrema ma indubbiamente troppo piccolo per gli headliner. La parata parte con il tentativo poco riuscito da parte dei Generation Graveyard di svegliare il pubblico dal torpore di una giornata piovosa all’eccesso. Nonostante visualmente si presentino bene, i Generation Graveyard hanno un sound monotono che manca di appiglio e non convince, il loro set si inaridisce subito dopo i primi accenni punkeggianti. Il gruppo che segue migliora la situazione ma non di molto: si tratta dei She Must Burn, anche loro londinesi, noti per aver accompagnato in tour i Cradle Of Filth in passato. A primo impatto, i vocalizzi del frontman Joseph Sinclair fanno colpo a livello di range che varia da toni baritonali a attacchi laceranti, mantenendo sempre volumi azzeccati. La veemenza che a tratti rasenta l’hardcore dell’inizio del set purtroppo dura poco e come per i predecessori, anche i She Must Burn non passano la prova. Finalmente arriva il turno degli headliner: il posizionamento sul palco dei Devilment crea molto fervore tra il pubblico, desideroso di dare il benvenuto a una vera icona del metal estremo anglosassone. Dani Filth si presenta con la sua innata sicurezza nelle proprie armi, indossando una divisa goth e in tema con il look sexy rosso-nero e decisamente Devilment della tastierista Lauren Francis. Alle note fulminanti di JudaStein l’atmosfera si arricchisce di tono e colore, ci si rende conto di avere di fronte dei professionisti che sanno esattamente come condividere live il meglio della propria musica. Il lavoro chitarristico di Colin Parks si nota per gli spaccati affilati e per l’alternanza di timbri. Dura e intossicante, la versione di Hitchcock Blonde conferma le doti di questa band, anche se purtroppo le tracce di Devilment II: The Mephisto Waltzes non rendono come potrebbero in questo palco ridotto. Le armonie risultano soffocate, il frontman sembra quasi un leone in gabbia al quale manca lo spazio per attaccare. Questo è solo l’inizio, assistere a un concerto dei Devilment sui palchi più grandi dei festival estivi sarà senza dubbio un’esperienza più positiva.
Fabiola Santini (testo e foto)