DESERTFEST | Londra | Day One
| 25 Aprile
Anche quest’anno ritorna l’attesissimo Desertfest in contemporanea a Londra e a Berlino. L’evento, considerato la mecca degli amanti dello stoner, sludge e doom, è di tre giorni durante i quali il pubblico diventa protagonista di concerti live esclusivi suddivisi tra le tre venue storiche del noto quartiere nord londinese Camden: l’Electric Ballroom, l’Underworld e il Black Heart. I tre locali sono ubicati strategicamente vicini tra loro e la scaletta per ciascuna delle tre giornate è strutturata in modo da permettere ai fan da non perdere nulla. Tra uno show e l’altro, la zona offre una miriade di pub dove ci si può fermare per mangiare un boccone e bere un paio di birre. Durante il Desertfest, Camden si trasforma in un vero festival, l’esperienza è particolarmente esilarante, l’atmosfera si riempie di un forte senso di camaraderie e appartenenza a una comunità piuttosto esigente in materia di musica elitaria.
Dopo la performance di apertura dei psichedelici Monkey3 all’Electric Ballroom, la prima giornata parte con gli americani Sasquatch e il loro stoner definito da intrecci di riffing intossicanti e avvolgenti. Arrivati al quarto album, semplicemente intitolato IV, il trio dimostra di procedere per la strada giusta, arricchendo il proprio sound di toni caldi, originali e goove. All’Underworld, esplodono i connazionali Sixty Watt Shaman: la loro forza motrice ha di base un southern rock di qualità e definizione. Questa performance è una occasione da non lasciarsi sfuggire dato che la band è nota per le rare apparizioni live. Il trio non delude, il pubblico surriscaldato sin dai primi vocalizzi caldi e sensuali del frontman Daniel Soren mantiene l’atmosfera elettrizzante per tutta la durata del set. Per causa di forza maggiore (ritardo del volo di arrivo), i The Machine sono costretti a posticipare il loro slot a chiusura di serata. Dopo un periodo di pausa si ritorna all’Electric Ballroom per un warm up con i The Ultra Electric Mega Galactic (il gruppo dell’ex chitarrista dei Monster Magnet Ed Mundell) in preparazione agli headliner della serata, i grandi Spirit Caravan, riuniti per l’occasione. La band americana si dimostra super affiatata sul palco. Il frontman e chitarrista Robert Scott “Wino” Weinrich (che si è preso una pausa dai suoi The Obsessed e Saint Vitus) condivide con il pubblico accaldato cariche di stoner e doom che trasportano in una dimensione lontana, dove il sole accecante si scontra con raffiche di oscurità profonda e penetrante. Il set si evolve tra le sublimi Powertime, Retroman e la cover (che non poteva mancare) dei Saint Vitus Iced Monkey. Cigliegina sulla torta: la chiusura con la blueseggiante cover dei mitici Animals Inside Looking Out.
Ottimo inizio, ricco di promesse per due giorni che seguiranno: tra band più attese della seconda giornata spiccano gli inglesi Dragged Into Sunlight, i novervegesi Kvelertak e gli americani ASG.
Fabiola Santini
Ph: Fabiola Santini