DEERHOOF AL LOCOMOTIV CLUB DI BOLOGNA
Deerhoof
Locomotiv Club – Bologna
13 Febbraio 2024
Mancavano a Bologna dal lontano 2012, “dieci anni, più o meno” ricorda (male) Greg, l’unico che sul palco, per tradizione, prende la parola per ringraziare e interagire con il pubblico. Più di un decennio in cui i Deerhoof non si sono fermati, sfornando album su album, come al solito senza nessuna pressione, ansia da prestazione o necessità commerciale. Indipendente (sul serio) da trent’anni, il quartetto originario di San Francisco ritorna proprio lì dove aveva salutato il pubblico bolognese l’ultima volta, al Locomotiv Club, una location raccolta, ideale per un contatto ravvicinato, intimo e coinvolgente con l’audience.
Ed Rodriguez, Greg Saunier, Satomi Matsuzaki e John Dieterich sono un quartetto affiatatissimo ormai da molto tempo. E si sente. Seppur nella libertà più totale, i Deerhoof trovano sempre la quadra e mostrano una grinta invidiabile, considerando che non sono più dei ragazzini, sebbene per loro il tempo sembri essersi fermato. Satomi e la sua voce non hanno età, il batterista picchia sulle pelli come, se non più, di vent’anni fa, mentre i due chitarristi, impeccabili, ti trasmettono la sicurezza di chi ha sempre le idee giuste.
Senza convenevoli, i quattro musicisti salgono sul palco e non si fermano quasi mai per tutta la durata del concerto, fatta eccezione per un paio di siparietti di Greg e l’uscita per il bis. Un’ora e mezza circa in cui la band statunitense ha provato a sintetizzare la lunga carriera in 21 brani, spaziando da Reveille (escludendo, quindi, i primi tre album) al recente Miracle-level, interamente cantato in lingua giapponese. Spazio, dunque, anche al periodo con Chris Cohen, probabilmente la loro stagione più creativa, conclusasi con una stretta di mano e senza rancori, come raramente avviene in questi casi. Dummy Discards a Heart, Twin Killers, This Magnificent Bird Will Rise, Milk Man, suonano ancora fresche, piacevolmente scomposte, ironiche, proprio come una ventina d’anni fa, nonostante la creatività multiforme e multipolare dei Deerhoof non si sia mai arrestata, spaziando dal noise punk al power pop, dall’improvvisazione libera alla psichedelia. Intensa, a tratti ipnotica (come nella penetrante Momentary Art of Soul), la performance del Locomotiv non può che essere la conferma dell’incredibile qualità che la band mette in campo ogni volta e a cui ci ha piacevolmente abituati.
Live Report di Daniele Follero
Foto di Rudy Filippini