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DEATH IN JUNE

 In arrivo l’ultima tornata di ristampe

Per il trentennale di The World That Summer, Douglas P. ha riservato un trattamento speciale a questo fondamentale doppio LP del 1986, riconsegnandolo in veste rinnovata sia nella grafica che nel contenuto. Tre le tracce extra che si stendono sull’ultima delle 4 facciate in luogo del tris di strumentali (Reprise) inclusi nelle precedenti edizioni, trascrizioni aggiornate di brani storici mai pubblicate in questo formato. Corredato di una copertina gatefold verniciata con la tecnica UV spot, l’album (licenziato via Pylon Records) consta di due tirature in vinile rosso translucente (700 copie) e splatter rosso/nero (300 copie) cui è abbinato un grosso poster. The World That Summer sancì un nuovo inizio nell’epopea della band che ha influenzato il corso della musica contemporanea più di quanto non si creda. Un’opera di capitale importanza a tutti gli effetti.

Varato in prima battuta nel lontano 1984, Burial fu l’ultimo disco dei Death In June con la formazione originale al completo, contenente un lato dal vivo e l’altro in studio dove riluceva l’inno degli inni Death Of The West. La presente edizione su Drastic Plastic Records vede una duplice tiratura limitata e numerata in vinile blu 150 grammi o nero 200 grammi. Una ristampa filologica anche nella magnifica sleeve in rilievo che lo fregia, realizzata secondo la migliore tradizione d’arte grafica della Morte In Giugno. Il pregio di questa prova risiede nella sua levatura storica, espressiva, estetica, musicale e simbologica. Un altro must ineludibile.

Free Tibet usciva 10 anni orsono unicamente in free download per i fans del gruppo e non solo. Oggi vede finalmente la luce in forma fisica, anche per contrastare l’invasione dei molti bootleg fatti circolare nel frattempo. I 1000 esemplari del CD in questione ripropongono fedelmente la scaletta della prima emissione liquida su MP3, un atto di esorcismo in 7 movimenti, sorta di rito liberatorio che impiega remix di brani composti durante la presenza in organico di David Tibet, qui fatto oggetto di potente strumento apotropaico a sigillo di un’epoca mai più replicabile.
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