Top

Damnation Festival ’17

La dodicesima edizione del noto festival di metal estremo Damnation ha registrato il meritato sold-out: dal 2005 la cittadina universitaria di Leeds, posizionata nel cuore dello splendido Yorkshire, si trasforma nella terra promessa dei metalheads provenienti non solo da tutto il Regno Unito, ma anche dal resto dell’Europa. La Leeds University offre il setting perfetto per questo evento grandioso: quattro palchi (Jägermeister, Terrorizer, Eyesore Merch e Tone Management), aree merch per i palati più esigenti, abbondanza di bar e angoli di ristoro che quest’anno comprendono anche un banchetto interamente vegano, Humpit (http://www.humpit-hummus.com/), con un’ampia scelta di prelibatezze animal friendly. L’atmosfera è sfavillante sin dall’apertura dei battenti: sono in molti a lanciarsi con veemenza verso le barriere del Terrorizer Stage per assistere alle raffiche degli australiani Disentomb, che con il loro death micidiale danno avvio alla maratona di metal estremo prevista per questa giornata. Gli inglesi Wren, dal Tone Management Stage, offrono un netto contrasto, il loro sound spazia tra i meandri di un post-black di classe e insidie più doomeggianti. Reduci dal successo della sera precedente come gruppo di supporto ai leggendari Paradise Lost allo show di Londra, gli americani di Little Rock Pallbearer prendono possesso del Jägermeister Stage. Il frontman Brett Campell incanta il pubblico con i suoi vocalizzi profondi, in sintonia perfetta con i suoi riff lenti e portentosi che culminano nella splendida Heartless, title track e traccia portante del loro ultimo capolavoro uscito tramite Nuclear Blast Records lo scorso marzo. Imperdibili sono i Vallenfyre, side-project del mitico Greg Mackintosh (leggi anche Paradise Lost previsti alle 19:10) che si esibisce con tutte le carte in regola in qualità di frontman per eccellenza. Anche per i Vallenfyre, Damnation è il terreno perfetto per seminare l’ultimo opus, For Those Who Fear Him uscito il 2 giugno tramite Century Media. Le sonorità di Nihilist e Scabs sono travolgenti, riflettono un’oscurità ricca di spessore e una ricchezza emotiva non indifferente.

Alle 15:55, dopo una breve parentesi all’Eye Sore Merch Stage con gli italiani Psychedelic Witchcraft, arriva l’apice raggiunto dalla giornata, l’attesissimo ritorno in suolo anglosassone della danese Amalie Bruun, in arte Myrkur. In tour a supporto del suo secondo album, Mareridt uscito il 15 settembre, l’artista si accinge a posizionare i suoi strumenti sul Terrorizer Stage in un rituale affascinante che riempie il locale di un’atmosfera surreale. Alle note della sensuale The Serpent, Myrkur dimostra di aver acquisito ancora più consapevolezza delle proprie doti, sia canore che chitarristiche: la voce travolgente si sposa alla perfezione con gli intrecci di riff acuti e rovinosi che aprono un varco tra sentieri tormentati e avversi. Il set di Myrkur e dei successori, gli inglesi del momento Dragged Into Sunglight (che, come di consueto, fanno razzia totale con il loro sound che sembra provenire direttamente dagli inferi), sono il preludio perfetto per i grandi Paradise Lost: con Greg Mackintosh ripresosi dalle fatiche del set con i Vallenfyre, la formazione passa l’ennesima prova live a pieni voti, con versioni idilliache del cavallo di battaglia Enchantment e della più recente From The Gallows, tratta dall’ultimo album Medusa uscito il primo settembre. Lo scontro di due set colossali, quello dei norvegesi Leprous e degli americani Dying Fetus, consente di assaporare atmosfere prog oniriche e volumi devastanti a piccole dosi, passando poi agli über thrashers della giornata, i teutonici Sodom che portano live una carrellata di mine vaganti come Sodomy And Lust, Outbreak Of Evil e l’incandescente Caligula. Un salto, nel vero senso della parola, dagli americani Agoraphobic Nosebleed al Terrorizer Stage prima di concludere in bellezza con i mitici Bloodbath di Nick Holmes che, tolti i panni del perfetto gentleman inglese dei Paradise Lost, si presenta vestito da sacerdote maledetto ricoperto di sangue, scagliando le sonorità marcatamente death di So You Die e Ways To The Grave, macchiate di odio e spirito avverso. E, per chi non ha alcuna intenzione di andare a dormire, la nottata continua al Terrorizer Stage, dove il party post-Damnation continua fino alle prime ore dell’alba, a conferma che lo spirito metal non si doma facilmente, i fuochi e le fiamme di questi set memorabili ardono nei cuori dei presenti fino alla fine.

Leeds (UK) | University Union | 4 Novembre

Fabiola Santini (testo e foto)

 

Condividi