COSMOPOLIS
di David Cronenberg
ITA, FRA, CAN, POR
2012
Non c’è trama in Cosmopolis. Nel senso: lo puoi raccontare soltanto a chi lo ha già visto, mentre chi non lo ha ancora visto si troverà di fronte qualcosa di così spiazzante che nell’arco della prima mezz’ora dovrà decidere se alzarsi oppure restare lì in attesa che il film diventi un film… classico, cioè una pellicola in cui i protagonisti si muovono bellamente lungo una linea ben definita, un soggetto chiaro. Cosmopolis non ha nulla di tutto questo, fatevene una ragione. E’ un viaggio nella psiche di un uomo (per la maggior parte del film seduto dentro una limousine bianca insonorizzata) e del tempo che lo circonda e gli sta sfuggendo via.
In una New York piombata nel caos, col capitalismo che sta per implodere, Eric Packer, un golden boy dell’alta finanza, entra ed esce da una limousine bianca mandando lo spettatore nel pallone più assoluto, togliendogli ogni appiglio logico e obbligandolo ad ascoltare, ascoltare, ascoltare, piuttosto che guardare, guardare, guardare. Già, perché il film del visionario David Cronenberg ha nei dialoghi (talvolta surreali) uno dei suoi punti di forza. E poi naturalmente c’è la regia, mai come in questo caso ferma e decisa, senza sbavature.
Nei panni del protagonista il vampiro Robert Pattinson. Una scelta… pop per non rendere la pellicola (già ostica di suo) un prodotto di nicchia. E come tutte le scelte… pop a volte possono funzionare e a volte deludere. Diciamo che pur mettendoci tanto impegno e provando a gettare il talento oltre l’ostacolo, il ruolo di Eric Packer si è rivelato a conti fatti non adatto a Pattinson, troppo “piatto” per un personaggio psicologicamente così complesso e ricco di sfaccettature, un fratello minore del Patrick Bateman di Bret Easton Ellis.
Bravi gli attori di contorno: con Juliette Binoche e un grandioso Paul Giamatti su tutti.
In conclusione: un film che si può soltanto amare, odiare o semplicemente rivedere sino a capirlo o scervellarsi come davanti a un rompicapo. Diventerà un cult (statene certi), ma fra diversi anni.
Francesco Casuscelli