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CONNY PLANK

È stato uno dei film belli in programma al festival torinese di cinema a tematiche musicali Seeyousound, The Potential of Noise, il documentario dedicato a una figura centrale nella storia della musica rock come Conny Plank. Konrad “Conny” Plank è stato un musicista, produttore, ingegnere del suono, grandissimo innovatore e sperimentatore, è stato la mente creativa di moltissime band dagli anni ‘’60 fino ai giorni nostri, poiché, nonostante Conny sia morto prematuramente nel 1987, molta della musica da lui prodotta ha continuato ad uscire anche in anni recenti.

Nato nel 1940 in una cittadina della Germania Ovest, negli anni ‘60 comincia la sua carriera di musicista con nomi come Guru Guru, Kraan, Kluster, Liliental, Os Mundi, e nel 1979 dà vita al duo di musica elettronica Moebius & Plank insieme a Dieter Moebius. Contemporaneamente lavora anche come produttore e comincia a sperimentare con il suono, attingendo all’elettronica così come ai rumori di ogni genere che elaborava e trasformava, esplorando appieno il potenziale di un qualsiasi rumore di diventare musicalmente interessante. Il suo primo lavoro è come tecnico del suono con Marlene Dietrich, poi nel 1969 produce il primo album dei Kluster, Klopfzeichen, e in seguito lavora con i maggiori nomi della scena krautrock come Can, Neu!, Kraftwerk, Harmonia, Ash Ra Tempel, e ancora con la rinnovata formazione dei Cluster.

Il suo nome e la sua abilità nel plasmare il suono delle band, nel cogliere un tratto distintivo personale e unico per ciascuna di loro, comincia i ad essere conosciuto anche al di fuori della Germania, e non solo in Europa, e nel corso del tempo il suo portfolio di collaborazioni si arricchisce di nomi come David Bowie, Brian Eno, Devo, D.A.F, Meteors, Killing Joke, Damned, Ultravox, Eurythmics, e persino la nostra Gianna Nannini che con l’album Profumo del 1986, prodotto da Conny, dà una nuova direzione alla sua carriera.

Molti dei musicisti che hanno avuto l’opportunità di collaborare con Conny Plank sono stati intervistati nel documentario The Potential of Noise. Il film è stato realizzato da Reto Caduff, e dal figlio di Conny, Stephan Plank, ed ha rappresentato per quest’ultimo un modo di ricostruire la storia del padre, che non ha potuto conoscere a fondo avendolo perso appena tredicenne, attraverso le parole dei musicisti intervistati, tra i quali Michael Rother (Kraftwerk, Harmonia, Neu!), Rudolf Schenker e Klaus Mein (Scorpions), Jaz Coleman (Killing Joke), Midge Ure (Ultravox) e Gianna Nannini. Una delle parole più ricorrenti nelle interviste è ‘libertà’ e a tal proposito gli intervistati ricordano come Conny li lasciasse totalmente liberi di suonare, di provare e sperimentare, restando semplicemente ad ascoltare, senza intervenire o imporre alcunché, sino a quando sentiva il suono giusto e a quel punto li fermava e diceva loro “ecco, questo è il suono giusto, questo è il suono che esprime la vostra personalità”. Oltra al fattore ‘libertà’, di Conny tutti i musicisti riconoscono la grande importanza del lavoro svolto, per la loro carriera e per il loro successo.

A Stephan Plank, figlio di Conny, che ha diretto il film su suo padre insieme a Reto Caduff, abbiamo posto qualche domanda dopo la proiezione dello straordinario documentario.

 

Da dove traeva tuo padre l’ispirazione e la creatività nella produzione di sonorità così innovative e pionieristiche?

Fondamentalmente dal jazz e dalla scena della Motown, la musica con la quale è cresciuto. Mio nonno era un insegnante di musica e quindi lui è cresciuto in un ambiente musicale. Negli anni ‘60 arrivava molta musica inglese e americana e le band in Germania tendevano a riprodurre quei suoni, a suonare come Jimi Hendrix. Conny si rendeva conto di questa tendenza e cercava di spingerle invece verso un tipo di suono meno legato al contesto americano, più tedesco, cercava di fare in modo che le band esprimessero il loro essere tedesche e non imitassero qualcun altro.

Nel film tu e tua madre Christa comparite poco, nonostante ci siano molti musicisti che la ricordano e che ne ricordano il ruolo importante nella vita di Conny. È stata una scelta precisa?

Il film è su Conny, quindi ho cercato di trovare un equilibrio in modo che comparissero la moglie e il figlio, in quanto parte della sua vita, ma che non fossero preponderanti.

Mia madre è stata una figura importantissima, indimenticabile per tutti i musicisti che arrivavano e in particolare per alcuni. Per esempio, quando mio padre d disse a mia madre che sarebbero venuti i Killing Joke, lei si preoccupò tantissimo per l’aura di aggressività e violenza che accompagnava la band e nonostante Conny avesse cercato di tranquillizzarla, quando arrivarono lei era sulle difensive e fu lei a terrorizzare il gruppo, e non il contrario, come ricorda Jaz Coleman nel documentario.

Conny rifiutò di lavorare con alcuni musicisti, anche nomi importanti come gli U2 e i Cars. Come mai?

Nel film Conny dice in maniera abbastanza diretta che, dopo averli incontrati, sentiva di non poter svolgere il suo ruolo di mediatore tra la band e il nastro di registrazione. Ciò non lascia spazio a molte interpretazioni. Questo era mio padre.

Conny è stato anche un musicista, sebbene la sua attività principale sia stata quella di produttore, ma questo aspetto non compare molto nel film…

Ho dovuto fare una scelta per ragioni di spazio. Volevo che il documentario rimanesse entro una durata accettabile e non potevo metterci tutto quindi ho scelto di raccontare la parte finale della sua vita quando era prevalente il lavoro di produttore che gli consentiva di avere i mezzi economici per vivere e mantenere la famiglia.

Come ti sei sentito dopo aver terminato il film? Pensi di conoscere di più tuo padre?

Mi sono sentito sollevato perché il lavoro è stato molto faticoso. Ho conosciuto mio padre durante le interviste e questo è stato molto bello, ma dopo la fase di lavorazione del film è stata faticosa e quando si finisce un lavoro si rimane sempre con una sensazione di sospensione e dubbio sul risultato più che di soddisfazione.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto lavorando a un libro e abbiamo in programma la partecipazione del documentario a diversi festival cinematografici. Poi stiamo cercando dei distributori per il film. In Gran Bretagna l’abbiamo già trovato, in Francia ci sono dei contatti in corso e speriamo di trovarlo anche in Italia.

E in Germania?

In Germania è più difficile perché noi tedeschi abbiamo sempre difficoltà a riconoscere e celebrare in nostri eroi. È un retaggio della guerra probabilmente, non riusciamo più a essere orgogliosi di essere tedeschi.

Rossana Morriello

 

 

 

 

 

 

 

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