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CCCP A BOLOGNA

CCCP – Fedeli alla Linea
Piazza Maggiore – Bologna
21 Maggio 2024

Bologna, 1° giugno 1980. I Clash, al top del successo internazionale, si esibiscono in Piazza Maggiore. Sotto il palco, una nutrita schiera di punk anarchici raccolti attorno ai RAF Punk e all’etichetta Attack Punk, contesta la band, rea di essersi svenduta al mercato.
21 Maggio 2024. “Almeno i Clash erano gratis!” recita il titolo di un incontro, fissato poche ore prima del concerto dei CCCP a Piazza Maggiore, a cui prendono parte molti protagonisti (e contestatori) di quella ormai leggendaria serata del 1980, tra cui Oderso Rubini, Steno dei Nabat, Helena Velena. Il tema è la trasformazione della piazza più importante del capoluogo felsineo “da luogo inclusivo e gratuito ad esclusivo e a pagamento”. E l’oggetto della discussione non può essere più esplicito e chiaro: la scelta della location (a pagamento) per la data bolognese dei CCCP si è portata dietro inevitabili polemiche, rafforzate da un’operazione-reunion già nel complesso molto criticata. Per svariati motivi.
I CCCP non sono stati una band come tante. Sono stati la rappresentazione di un’idea, di un’immaginario in continua evoluzione, capace di esprimere la disillusione del mondo contemporaneo, schiacciato tra il capitalismo di plastica occidentale e la rigidità ortodossa del mondo sovietico. Un po’ band, un po’ collettivo situazionista, figli consapevoli di un’epoca decadente, i CCCP si sono dissolti insieme al mondo che rappresentavano. Ed è proprio questo il punto. Ha senso riaprire una parentesi così perfettamente chiusa, correndo il rischio di cancellare quel fascino di assoluto che aleggia attorno a un’ esperienza così unica? Se lo sono chiesto in tanti.
L’occasione della mostra celebrativa sembrava voler rafforzare questo concetto, a distanza di 40 anni. Solo un ricordo, un momento di riflessione.
E, invece, eccoli qui, Ferretti, Zamboni, Annarella e Fatur, di nuovo sul palco per accontentare il desiderio un po’ nostalgico di vedere rinascere i rappresentanti dichiarati del punk filosovietico. Un desiderio così grande che i biglietti della data bolognese sono andati esauriti nel giro di 24 ore. Numeri inimmaginabili negli anni ’80. Ma perchè Piazza Maggiore? Una scelta simbolica o la voglia di creare un “evento” in una città continuamente a caccia di visibilità?
Incuranti di tutto ciò, almeno in apparenza, i CCCP hanno offerto una performance generosa, ripercorrendo in lungo e in largo la loro storia con una scaletta di 27 brani e oltre due ore di musica, interrotta solo dagli “intermezzi” di Fatur e Annarella. Come foto d’archivio mescolate alla rinfusa, sono spuntate fuori dai cassetti della memoria, una dopo l’altra, la caustica Depressione Caspica e la marcetta di Oh! Battagliero, il liscio di Guerra e Pace, le atmosfere deliranti di una intensissima Stati d’agitazione (uno dei momenti più belli della serata) e le melodie orecchiabili di And the Radio Plays, il punk beffardo di Spara Juri (introdotta da una spiazzante cover di Bang Bang) e la delicata Amandoti, sobria chiusura unplugged di una serata dalle alterne emozioni. A prevalere è stato, in ogni caso, il repertorio della prima fase della band, con Socialismo e barbarie a dominare la scena, a discapito degli anni della trasformazione, con le sole Conviene e And the Radio Plays a rappresentare la svolta di Canzoni, preghiere e danze del nuovo millennio. I “classici” (da Emilia Paranoica a Io sto bene, da Curami a Mi Ami?)  ci sono tutti. O quasi. Manca all’appello Live in Pankow, ma si tratta di un’eccezione. Supportati da una band di cinque elementi, quasi tutti provenienti dagli Ǖstmamo, Ferretti e Zamboni, sembrano aver perso negli anni il feeling con il proprio passato (e tra di loro), ma sono comunque riusciti, con una certa disinvoltura, a mettere la firma su una performance che, piaccia o no, entrerà di diritto negli annali del rock bolognese.

Live Report di Daniele Follero
Foto di Rudy Filippini

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