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Cantico per un mattino d’autunnoCantico per un mattino d’autunno

Cantico per un mattino d’autunno:

tra filari e tenue melodie qualche prezioso consiglio

Ottobre: le prime nebbie, i funghi e la morsa del caldo che finalmente ha lasciato spazio alle tinte pastello, alla meditazione davanti ad un novello, alle mattine della domenica più silenziose e distese; alla voglia di ascoltare, di lasciarsi andare a voci lontane, a suoni lenti e corposi; un’osmosi dei sensi, un crogiolarsi di tonalità di grigi, neri e marroni e tanto, tanto giallo oro e poi azzurro sbiadito, tra fumi di  fuochi lontani, e luci intermittenti che tornano come flussi da una memoria ancestrale. Tra mille pensieri che riaffiorano come pentiti, smussati dalle creste cangianti, vorrei consigliarvi una colonna sonora per il vostro risveglio autunnale; come se poteste/voleste introdurvi nei modi più semplici ma senza rinunziare a nulla, nella festa d’Autunno, appena iniziata.

Ore 5.00 Il buio che si stinge, il sonno che lascia il posto ai primi pensieri i più lucidi e geniali. La colonna ideale per il risveglio è il magnifico There Is (Counter Records 2011) di Jono McCleery (lo abbiamo intervistato qualche numero fa): un cd che ci delizia con una voce unica, suadente, calda e fumosa, che s’insinua tra melodie senza tempo, di una bellezza folgorante. Tutti i pezzi sono senza tempo, capolavori di cesello. Tra gli ospiti la voce dorata e senza tempo di  Vashti Bunyan in Only e quella di Fink in Stand Proud (****)

Ore 6.00 Il caffè da bere, ma anche da respirare a pieni polmoni, con il fumo caldo dell’aroma arabico; il primo traffico delle strade, chi finisce il turno di lavoro e chi inizia; le prime copie del quotidiano ed il freddino che inizia a svegliare. Who’s Breathing (Fire Records 2011)   è l’ultimo capolavoro di un illustre sconosciuto Ryan Driver, già da anni a sperimentare (con Chenoux) sull’esiguo confino che divide la song ed il jazz, la ballad e la meditazione sperimentale. Questo album è il tartufo bianco: canzoni adagiate su chitarre post country; Nick Drake che fa capolino come l’icona di Padre Pio; riflessioni delicate mentre si spaccano i rami brinati (Am I Still Too Late); creazioni di chitarre rinvigorite da nuovi ideali (Everything Must Spin) e la poesia sacrale di un attimo sospeso (Tell me True). (****)

Ore 7.00 arriva la luce, e le colline si mettono a fuoco, e sembra di sentire l’odore del pane appena posato sui banchi. Paul Armfield con Tennyson (ArtfullSounds 2011) ci porta ai confini del bosco fitto e misterioso attraverso i poemi di Tennyson; appena scanzonati (Little Birdie) o sussurrati ma potenti come un graffio geloso (On a Spiteful Letter) con certe tristezze che uniscono gli arganelli di Pascal Comelade e la poesia immortale (The Splendor Falls): vien voglia di tornate a letto, dopo aver letto le news e assunto la caffeina quotidiana. Per chi può un’ottima alternativa…(****)

Ore 8.00 Niente da fare. È giorno. Bisogna accettarlo. The Reckoning (Hubris Records 2011) di Steve Tilston ci mostra la via quando canta This Is the Door con una voce che non sembra subire l’onta del tempo e si attorciglia agli ultimi uccelli che non sono ancora migrati, illustrando la rotta a venire (The Reckoning). La campagna inglese sembra toccarla con le dita. Una poesia davvero senza tempo per un nostro eroe ritrovato. (*****).

Ore 9.00 Il lavoro, la forza della creazione nella sua massima espansione. C’è bisogno di energia da prendere per poterla poi dare. Porpose+Grace (TSCD 2011) di Martin Simpson è un piccolo capolavoro di equilibri, suoni e poesia, vissuto intimamente tra amici di sempre senza macchie e paure; da June Tabor a Andy Cutting, da Dick Gaughan a Richard Thompson. (****).

Ore 10-12.30 Il flusso della vita. E chi non lo gode s’impicchi. Il piacere del passare del giorno, quando ancora è nel pieno delle forze. The Owl Service con The Pattern Beneath The Plough Part 1&2 (Rif Mountain Records 2011) (***) unisce lo snodo melodico senza ricami, con la sperimentazione felice. Una sorta di compendio del gruppo che recupera vecchie registrazioni introvabili e nuove produzioni  geniali e sincere. Il lavoro si dipana mettendo a fuoco una gioia di vivere modesta e contadina; e poi mentre l’appetito per i frutti della terra iniziano a prosciugare i succhi gastrici, rendendoci insopportabili ecco Ragged Kingdom (Topic Records 2011) (****) di June Tabor in & Oysterband: gusti decisi, antichi e di gente che non ha più nulla da provare o dimostrare. Musica infinita per il giorno ormai a fuoco. Anzi per il giorno che avete vinto o perso. E che da qui in poi si avvalla e scorre in discesa. Il mio compito è finito. E spero di aver onestamente soddisfatto il vostro bisogno di autunno. E allora buon autunno e buon ascolto amici miei .

Francesco Paolo Paladino 

 

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