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BRUTAL ASSAULT

5-8 Agosto | Old Army Fortress Josefov | Jaromeř | Repubblica Ceca

Brutal Assault, il noto festival di metal estremo che si tiene ogni anno nella splendida fortezza di Josefov situata a 130 Km a est di Praga, festeggia un’occasione speciale: la ventesima edizione. La scaletta ha cominciato a fare gola ai metallers più incalliti del globo già dai primi annunci. Con headliners prestigiosi come Triptykon, Soulfly, Cannibal Corpse, Sepultura e The Dillinger Escape Plan, e band del calibro dei Marduk, Candlemass, Cryptopsy e i legendari Ratos de Porão, ancora una volta Brutal Assault ha attirato una miriade di fan provenienti non solo da tutta Europa ma anche dagli Stati Uniti, Canada, Messico, Australia e perfino dall’Ecuador. In aggiunta a set memorabili, Brutal Assault offre molto di più rispetto ad altri festival all’aperto: all’interno della fortezza oltre ai punti di vendita di merch esclusiva, ci sono moltissimi chioschi dove i fan possono degustare, oltre alla famosa birra, specialità locali con l’imbarazzo della scelta. Brutal Assault è tra l’altro uno dei pochissimi festival di metal estremo che mette a disposizione banchetti con prelibatezze vegane, approvati dalla “vegan police” e acquistabili a prezzi più che contenibili. Raggiungere Jaromeř non potrebbe essere più agevole, treni e autobus permettono di arrivare alla fortezza sia dall’aeroporto che dalla stazione di Praga. Nonostante siano in molti a campeggiare gratuitamente nei dintorni dell’evento (durante questo periodo la polizia locale chiude un occhio) per mantenere il “festival mood” fino alle prime ore del mattino, il pacchetto offre la possibilità di alloggiare sia nel campeggio VIP, completo di tutte le strutture, che in due hotel convenzionati, il Cernigov e l’Alessandria, situati nelle vicinanze della stazione di Hradec Kralove, che si trova a circa 20 KM dall’evento. Per coloro che scelgono questa opzione, gli organizzatori mettono a disposizione dei transfer gratuiti e non solo: a chi alloggia in hotel, viene dato un pass speciale che offre la possibilità di accedere ad una collinetta con tanto di panchine e bar, dove si possono vedere i concerti lontani dalla calca, con una vista spettacolare soprattutto quando cala la notte, al chiaro di luna. Tre palchi, due principali (Metalshop e Jägermeister) e un tendone (Metalgate) e tanta buona musica: Brutal Assault non è solo un festival, è un esperienza indimenticabile.

Day one

Nonostante il sole accecante e il caldo eccessivo, con temperature che oscillano tra i trenta e i trentacinque gradi, sono in molti ad accogliere gli inglesi Monuments che con il loro prog ricco di trasgressioni experimental danno avvio alla prima giornata in stile. Con i Melechesh il festival prende quota: in tour a supporto del loro splendido Enki, lo squadrone capitanato da Ashmedi fa ancora centro con il suo sound rockeggiante ma al contempo ricco di sfumature più oscure e folk medio-orientali. I veterani Nuclear Assault conquistano il pubblico con il loro intramontabile thrash sparato a mille: i riff di John Connelly sono il punto di forza del loro sound tanto distruttivo quanto perfettamente calibrato a livello tecnico. Dopo una performance dinamica ed eccitante da parte dei californiani Carnifex, la torcia viene passata ai Triptykon di sua eccellenza Tom G. Warrior. Il loro set dona alla sequenza di questa prima giornata quella dose di prestigio e raffinatezza che poche altre band sanno trasmettere. Goetia e la magica cover dei Celtic Frost Circle of the Tyrants vengono eseguite con maestria e passione, l’atmosfera eterea e sublime è interrotta a tratti dai vocalizzi taglienti del frontman che si dimostra ancora una volta una personalità impareggiabile, sotto tutti i punti di vista. Tanto di cappello agli svedesi Katatonia: non avendo passato la prova live dell’anno scorso a pieni voti a causa di una serie di problemi tecnici, si sono ripromessi di ritornare per cancellare la delusione dei fans. E ci riescono in pieno. La voce magica e suggestiva di Jonas Renkse e gli intrecci di chitarra di Anders Nyström che brillano per intensità e varietà confluiscono in un’ambience surreale che trasporta in un mondo incantato. I Katatonia potrebbero suonare all’infinito, ma arriva il turno degli attesissimi Soulfly di Max Cavalera e famiglia (il figlio maggiore Zyon copre il ruolo di batterista nella band mentre Igor Jr suona il basso), in tour a supporto del decimo album Archangel in uscita il 14 agosto. Il set dei Soulfly è posizionato strategicamente bene in questa prima giornata: il loro sound, ricco di quel tradizionale etno-groove che li identifica come band sin dalla nascita nel 1998, fa ballare e saltare tutti i presenti. Cavalera senior appare in ottima forma, con Prophecy e la mitica cover dei Sepultua Refuse Resist. Il loro set si distingue come uno dei migliori della giornata, come quello dei successori, i norvegesi Mayhem. Con l’arrivo sul palco del plotone black metal di Attila Csihar, l’Amleto maledetto, le atmosfere cambiano radicalmente: ci si sente catapultati nel più profondo degli inferi dove Satana in persona sembra accogliere questa band leggendaria a braccia aperte. Dal pulpito addobbato di teschi, il frontman lancia con rabbia e furore la sequenza agghiacciante di My Death e Carnage, tracce rese ancora più belligeranti dalle sequenze di basso del famigerato Necrobutcher.

Day 2

I Mayhem hanno indubbiamente caricato tutti i presenti che, dopo una nottata di divertimenti, si svegliano con gli indiani Gutslit e con una buona dose di death brutale. L’attesa per gli svedesi Vildhjarta è nell’aria: per i sovrani indiscussi del djent più attuale e sofisticato, questa si rivela decisamente come una delle loro prove live migliori, i riffing trascinati e dall’alto tasso tecnico del chitarrista Calle Thomér rimbombano magicamente nell’aria creando una performance di classe, in contrasto totale con quella al limite del deludente dei Dr. Living Dead, thrashers un po’ troppo ripetitivi e di poco effetto, nonostante il look teschio e bandana. Ci pensano i francesi Benighted del furioso Julien Truchan a ricalibrare l’adrenalina nell’aria. Il loro sound, death grind tirato all’eccesso, è perfetto nella sua distorsione e nel cantato urlato e doloroso che spicca in Grind Wit. I norvegesi Arcturus sono una delle band più attese della giornata, lo si nota all’arrivo sul palco dell’eclettico frontman ICS Vortex che con il suo look da futurista lancia una carrellata di assalti sonori. Gli Hour Of Penance fanno onore al tricolore con il loro tradizionale death super tecnico: nonostante il loro set sia quasi in contemporanea a quello degli Enslaved, lo squadrone italiano attira un buon numero di presenti, radunati sotto il Metalgate dalla loro forza magnetica. Ma è impossibile resistere alla tentazione di ritornare al palco principale per non perdere neanche un secondo della performance dei norvegesi del momento. La truppa di Ivar Bjørnson, sul palco alle 19.25 in punto, mantiene uno standard live paragonabile a pochi, grazie alla potenza del loro sound che in Thurisaz Dreaming e Building With Fire esplode in un’ondata di accelerazioni semplicemente paradisiache. Dopo le sfuriate death degli olandesi Asphyx, è il turno degli svedesi Bloodbath che si confermano una delle migliori band della giornata, grazie alle sfuriate blasfeme lanciate al pubblico con veemenza dal frontman Old Nick e dal suo squadrone imbizzarrito. Avere i Biohazard in scaletta va sempre bene, soprattutto quando inizia a farsi tardi e il pubblico risente della stanchezza della giornata. Ma ci pensano loro a risvegliare anche i più distrutti con il tradizionale hardcore che, con il passare degli anni, mantiene i ritmi perennemente tirati allo spasmo. I protagonisti di questa seconda giornata sono decisamente i leggendari Cannibal Corpse, con un George “Corpsegrinder” Fisher più imbufalito che mai. La compostezza del bassista Alex Webster dà una solidità a un set al quale non manca nulla e che raggiunge l’apice con una versione particolarmente furiosa di Disposal Of The Body. I Kreator di Mille Petrozza sono altrettanto d’effetto con una coreografia tradizionalmente eccessiva che conquista unanimemente tutti i presenti. Prima di godersi i Sarke di Nocturno Culto (che oggi viene sostituito dal frontman dei Borknagar Andreas «Vintersorg» Hedlund) è imperativo assistere alla scariche thrash dei leggendari Annihilator per poi lasciarsi andare totalmente al drone e all’atmosfera sublime degli americani Sunn O))) per i quali la parola volume non ha limiti. Il loro set visto dall’alto della collina diventa un’esperienza unica, sono in molti a radunarsi proprio qui per godersi questo set esclusivo sorseggiando le ultime birre di una giornata esaltante.

Day 3

Un’altra formazione che arriva direttamente dall’India, i Demonic Resurrection, mette in moto la terza giornata del festival con un sano death black. Ma la sequenza dei deathsters brasiliani Krisiun e dei polacchi Decapitated rappresenta il punto di partenza di una giornata altrettanto esplosiva quanto le precedenti. Dal Metalgate partono i francesi Sebkha-Chott con il loro avant-garde esagerato che però sembra piacere al pubblico, forse più incuriosito che divertito. Il sound è una cacofonia malsana in contrasto totale con la band che segue. Per i Winterfylleth la prova di oggi è la prima in assoluto della loro carriera nella Republica Ceca. Lo squadrone di Chris Naughton si presenta al pubblico con una solidità unica, tracce quali A Valley Thick with Oak e Whisper Of The Elements vengono eseguite come una serie di rallentamenti e distorsioni ferine. Sono in molti ad assistere al loro set dall’esterno, in un tentativo disperato di cogliere anche un solo istante della loro splendida performance. La sequenza letale degli irlandesi Primordial e dei sovrani del mathcore The Dillinger Escape Plan è il preludio perfetto per una delle prove migliori di questo festival: si tratta dei veterani Napalm Death che arrivano sul palco più inferociti che mai con un Barney Greenway caricato a mille. Il sound di questa splendida prova live rasenta la perfezione assoluta soprattutto in Scum e Deceiver, due vere mine vaganti. La band che segue non ha bisogno di presentazioni: gli svedesi Candlemass erano previsti al Metalgate ad inizio giornata, ma con la cancellazione dei Killing Joke, spetta alla truppa Mats Levén il compito di precedere il set dei brasiliani Sepultura dal palco principale. Già alle prime note della divina Mirror Mirror i vocalizzi di Levén risaltano per l’altissimo range. Gli inglesi Godflesh stanno sempre bene in scaletta con il loro industrial super tecnico che mette nell’umore giusto per l’ultimo gruppo della serata. Non potevano essere che loro a chiudere i battenti: i famigerati Marduk che per l’ultima volta in assoluto portano live il loro capolavoro Panzer Division Marduk nella sua totalità, con versioni particolarmente infuocate di due dei loro cavalli di battaglial, Baptism By Fire e Fistfucking God’s Planet oltre a due delle tracce del loro ultimo capolavoro Frontschwein, uscito all’inizio dell’anno, la title-track e la più trascinata Wartheland. Ma per molti la giornata non finisce con questo set unico, dato che sono in molti a non volersi perdere i Dødheimsgard dal tendone.

Day 4

Ed ecco purtroppo arrivare la giornata di chiusura: le temperature non accennano a diminuire, anche se questo caldo torrido mette tutti di buon umore, soprattutto con l’arrivo dei pompieri che gettano raffiche di acqua sul pubblico surriscaldato e pronto, dopo una performance passabile da parte degli americani Rosetta, a dare il benvenuto agli islandesi Skálmöld e al loro folk tradizionalmente festaiolo. I brasiliani Ratos De Porão con il frontman João Gordo, che fa onore agli headliner della sera precedente indossando la maglietta di Plague Angel, si distinguono per il loro intramontabile cross-over punk/thrash. Gli olandesi Carach Angren si meritano lo scettro di band del giorno, il loro horror black acquista prestigio grazie alla presenza sul palco del fontman Seregor. Il loro ultimo album This Is No Fairytale trova la sua migliore espressione live proprio oggi grazie alle atmosfere oscure, rabbiose e sofferte. Dopo le raffiche dei canadesi Cryptopsy arriva il turno degli islandesi Sólstafir, insuperabili nel loro sound idilliaco a tratti interrotto da sferzate irruente di chitarra, lanciate con passione dal frontman Aðalbjörn Tryggvason, che balza da una parte all’altra del palco e oltre con una facilità estrema. Dopo i set dei californiani Suicide Silence e a quello degli Heaven Shall Burn, che lasciano un po’ a desiderare, la sequenza dei Cradle Of Filth e At The Gates preannuncia la fine della giornata. Sono comunque i norvegesi Einherjer a dare un tocco unico alla scaletta di oggi, grazie al loro sound ricco di groove che avvolge il pubblico in un turbine di adrenalina pura. E i sensi si calmano con l’ultima performance del giorno: gli inglesi Esoteric chiudono in bellezza mandando tutti a dormire al sound delle loro note doom magiche ed eteree. Non ci poteva essere una conclusione migliore.

Non è mancato nulla: ancora una volta Brutal Assault si conferma il festival metal dell’anno. L’edizione 2016 è già in cantiere:

https://www.facebook.com/brutalassault.cz?fref=ts

http://brutalassault.cz/en

Stay tuned!

Fabiola Santini (testo e foto)

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