Top

BRUCE SPRINGSTEEN

Wrecking Ball

Columbia


Mai come stavolta Bruce Springsteen è arrabbiato. Wrecking Ball sottolinea la distanza che c’è tra la realtà ed il sogno americano. Ancora una volta si parla di promesse tradite, nella consapevolezza di un tessuto sociale slabbrato che pone in bocca al cantautore solo domande a cui è difficile rispondere. Nell’anno delle elezioni americane, Bruce non può tacere. è dai tempi di The Rising che non firmava un album così compatto, risoluto nei contenuti. “Alla base ‘Wrecking Ball’ è nato come un disco folk – spiega il Boss -, solo io e la mia chitarra a cantare le canzoni”. Alla maniera di Nebraska, dunque. Poi ha prevalso l’idea di stare a mezza strada tra lo spirito folk di Pete Seeger e una produzione più convenzionale, da rock urbano d’America. Così gli echi irlandesi di Shackled And Drawn e Death To My Hometown si combinano all’enfasi rockista di Born To Run. Da una parte Springsteen regala una canzone all’altezza della sua epica, Wrecking Ball, ode virile e rugginosa, dall’altra si sbilancia nella sperimentazione di Rocky Ground, gospel modernista con inserto rap di Michelle Moore. Sono gli estremi di un album che si bilancia nell’umore di You’ve Got It, l’unica canzone d’amore, e This Depression con la chitarra di Tom Morello (ex-Rage Against The Machine e Audioslave) a segnare il territorio. Commuove Land Of Hope And Dream con l’ultimo solo di sax di Clarence Clemmons, chiude We Are Alive, “Siamo vivi”, una sorta di Spoon River del sogno americano.

Ugo Bacci  

 

 

Condividi