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BLINK 182

California | BMG

È ammirevole la caparbietà con cui Mark Hoppus porta avanti il suo concetto “storico” di pop-punk: velocità, coretti adolescenziali, riff abusatissimi e niente che contraddistingua il sound da tantissime altre produzioni made in USA, più o meno dignitose del genere. Per qualcuno potrebbe essere un pregio per altri un grosso limite. Io propendo per la seconda ipotesi. Tom DeLonge, andandosene, ha portato via la voglia e la possibilità di uscire dai soliti schemi del pop-punk che in America fin troppe band hanno adottato. L’arrivo di Matt Skiba – che comunque mette tutto il suo impegno per non far rimpiangere DeLonge- non ha portato, per ora, la ventata di aria nuova che ci si aspettava e così Mark ritorna sempre a scrivere le sue solite canzoni, con riff che guardano al passato glorioso della band, che a tratti viene quasi scopiazzato e banalizzato brutalmente. Il nuovo disco dei Blink 182 ha troppi pezzi anonimi, mancano le idee e il lavoro clamoroso di Travis Barker alla batteria non può da solo sopperire al vuoto d’intenti generale. Ma qualcosa comunque si salva: Left Alone e il suo ritornello alla Sum 41, The Only Thing che potrebbe benissimo stare su Enema Of The State, la classica ballata Home Is Such A Lonely Place che presenta un ottimo intreccio vocale e California, il brano migliore del lotto che è anche quello che fa maggiormente rimpiangere lo stile di Tom DeLonge.

Mark Hoppus si è preso la band sulle spalle ma ha preferito non correre rischi, mantenendo soluzioni trite e ritrite e ben poco incisive.

Forse questo disco farà felici i fan della fascia teenager punk dei Blink 182.

Riccardo Cavrioli

 

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