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BLACK LIPS

Time’s on our side

 

Sarà capitato anche a voi. Svegliarsi dopo un brutto incubo e doversi fare due passi all’alba per riprendere il contatto con la realtà. A meno che non si tratti dell’alba dei morti viventi, si annuncia di certo una giornata migliore della notte appena trascorsa.

Mentre mi reco, ore dopo, al Circolo degli Artisti per incontrare i Black Lips in un assolato pomeriggio romano, mi tornano in mente le due occasioni nelle quali ho potuto vedere questi quattro ragazzotti provenienti dai sobborghi di Atlanta. Qualche anno addietro al Primitive Festival di Rotterdam e poi a Roma, al Black Out con i Grannies di spalla. Mai del tutto vinto dalla loro cruda attitudine punk molto scenografica (puke and piss come se piovesse) mi sono spesso interrogato sulle loro capacità musicali, sviluppatesi nel corso degli anni quel tanto da poter dire “sì, sanno suonare” e sulla bravura nel fondere in uno stesso pezzo riff rubati alle sixties garage bands dell’immortale serie Back from The Grave e veemenza sonora presa in prestito dalle Punk rock bands alla Killed by Death. Martin, il tour manager della band, mi introduce per le presentazioni d’obbligo e nel giro di pochi minuti  mi ritrovo seduto in compagnia del bassista Jared Swilley, un ragazzo sveglio col classico “non-look” che va tanto tra gli hipster, termine che lo stesso Jared confermerà calzargli a pennello. Ormai quasi trentenni e giunti dopo più di venti singoli, una manciata di split, due album dal vivo e ben cinque in studio, a quella soglia anagrafica una volta tanto temuta, i Black Lips possono andare fieri di aver raggiunto un traguardo importante per qualunque musicista, quello di poter vivere della propria musica. Una cosa non da poco, visti i tempi di free download che a quanto pare iniziano a preoccupare anche le band, dopo aver fatto strage di etichette discografiche e negozi di dischi…

Sul numero di Luglio/Agosto di Rockerilla l’intervista di Massimo Del Pozzo, ph Carlo Alberto Riolo.

 

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