Top

BED TIME

di Jaume Balagueró
C’è un po’ di Hitchcock, un po’ di Haneke, un po’ Von Trier, insomma, Bed Time è un film fatto di rimandi che però ha una sua personalità forte, decisa, solida. E’ un film da vedere soprattutto per il modo in cui è stato costruito da Balagueró, già bravo nella saga di Rec, ma qui abile a spostare ulteriormente in avanti l’asticella, creando un’atmosfera cupa (il giusto) e caratterizzando i personaggi a meraviglia, sia quelli principali, sia i cosiddetti minori o di contorno – in quest’ottica vi consigliamo di prestare attenzione alla donna coi cani.

La storia ruota tutta attorno a Cesar (Luis Tosar), impiegato come portiere in un palazzo di Barcellona. Figura profondamente infelice, passa le sue giornate a studiare gli inquilini del palazzo, di cui conosce le vite nel dettaglio. Ma, tra loro, c’è qualcuno che non sopporta: Clara (Marta Etura), giovane, solare ed ottimista, la classica persona che, anche inciampando per le scale, chiederebbe scusa agli scalini. Sono quindi Cesar e Clara i due personaggi forte della pellicola di Jaume Balagueró, figure all’opposto, come all’opposto sono i posti in cui vivono: in alto e in un ambiente luminoso, Clara; in un sottoscala nella penombra, Cesar, ossessionato dal desiderio di infrangere la felicità della bella inquilina attraverso un piano a tappe e qualche lieve intoppo.

Dicevamo all’inizio di  Hitchcock,  Haneke e Von Trier: di Hitchcock nel film c’è il gusto per il brivido; da Haneke, Balagueró, prende a prestito le idee sul male che ci circonda e che si insinua nelle nostre vite fra le maglie larghe della felicità, mentre di Von Trier in questa pellicola ritroviamo il martirio della protagonista femminile, vittima, suo malgrado, di una purezza d’animo insopportabile per Cesar e il suo equilibrio psicologico.

Sotto l’aspetto prettamente estetico, valide quasi tutte le inquadrature, buona la fotografia, asciutta la regia di Balagueró, che non eccede in virtuosismi di sorta e si premura di raccontare la storia sceneggiata da Alberto Marini badando più alla sostanza che all’estetica fine a se stessa. Il finale è un misto di redenzione e condanna, beffa e tragedia. Insomma, un film eccellente.
Francesco Casuscelli

Condividi