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Roma, Circolo degli Artisti
17 Ottobre
Chi ricordava In Case We Die, stasera ha di fronte un’altra band. Mutato drasticamente lo stile e i riferimenti sonori, abbandonato lo scanzonato indie/twee pop di sei anni fa, le micro/suite a base di fiati, cori goliardici, ritornelli contagiosi, glockenspiel. Oggi il gruppo abita un ambiente futuribile ma al tempo stesso smaccatamente retrò, tanto è evidente il debito con certo synth-pop new romantic da hit parade degli anni Ottanta, un sound cristallino, compatto e scintillante, ballabile e glitterato come certe produzioni di Trevor Horn, Quincy Jones piuttosto che il tema de La Storia Infinita. Un’ora e un quarto di concerto e quasi tutto l’ultimo album, Moment Bends, è riproposto al pubblico. Peccato che non tutti i brani siano all’altezza, malgrado l’incalzante groove e la padronanza del palco dimostrata. Le poche concessioni al recente passato (Heart It Races, Hold Music, Wishbone e Do The Whirlwind) restano, non a caso, le più gradite. Ariel Bertoldo ph Roberto Esposti