AMOUR
di Michael Haneke
Francia, Austria, Germania 2012
Ci ha sempre abituato a storie conturbanti Haneke, lasciandoci spesso soli con la nostra mente densa e colma di interrogativi unitamente ad un senso di vuoto, difficile da colmare.
Non fa eccezione questa nuova strabiliante opera che affronta con disarmante lucidità il tema della vecchiaia e della malattia, che lo ha portato alla seconda palma d’oro nel giro di pochi anni dopo il trionfo con il “Nastro Bianco” nel 2009.
Tre attori superbi: Jean Louis Trintignant, (in questi giorni è disponibile la sua biografia (“Alla fine Ho deciso di vivere”) nei panni del marito che accudisce la propria moglie malata e ormai ridotta all’infermità (Emmanuelle Riva) e Isabelle Huppert, la figlia che non si rassegna al destino.
Anna e Georges sono due anziani professori in pensione, della buona borghesia francese, con la passione per la musica classica, in armonia, uniti e felici si avviano verso quella che sembra una serena terza età, ma un improvviso ictus colpisce Anna segnando così la fine della loro magica complicità fatta di concerti, letture e cultura in condivisione. Il declino di Anna sarà inesorabile, seppur condotto con grande dignità nella fase iniziale non lascerà spazio a speranze, comunque alimentate da uno scrupoloso Georges che si trova a fronteggiare una scomoda realtà all’interno della quale dimostrerà sorprendentemente coraggio e abnegazione fino, quasi, alla fine.
E’ proprio il logico, drammatico e umano epilogo della relazione a lasciare senza respiro, e ci invita a riflettere sui limiti che abbiamo di fronte alla nostra natura.
Se eppur di morte si parla, forse proprio il sentimento che si eleva al di sopra di tutto è l’amore, che dà il titolo al lungometraggio;
amore che sa anche di rivalsa nei confronti di una condanna sofferente e inevitabile, ma sempre presente e capace di contrassegnare in manieria intensa i passaggi più difficili della spirale in cui cade la coppia, in un crescendo che Haneke non ci risparmia, com’è giusto che sia, altrimenti non si tratterebbe di un film attuale, vero, rigoroso e assolutamente da non perdere.
Fabio Vergani