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ALESSANDRO CORTINI

Padova | Excinema | 9 novembre

Ciò che conta è ascoltare, guardare, tentare di capire o analizzare secondo il proprio sentire. L’importante è permettere al proprio animo il coinvolgimento.

Niente impianto luci, un tavolo a lato del palco sul quale appoggiare le poche macchine necessarie per il funzionamento del transfer e, sullo sfondo, il grande schermo dello storico Excinema padovano che improvvisamente si anima di immagini lontane, movimenti fissati nel passato sopra un impreciso e sgranato supporto da 8mm. che li rende sgraziatamente romantici. Voci impastate dalla povera tecnologia del tempo recitano frasi incomprensibili mentre il suono inizia la sua liturgia e l’eco di parole lontane si spegne.

Inizia il girotondo, le immagini si sovrappongono alla musica, quest’ultima si sovrappone al suono. L’armonia e i ricordi si stratificano e ciò che sembrava apparentemente lontano, distante, senza alcun nesso logico, prende forma ed esplode in tutta la sua potenza evocativa che scivola e avvolge e commuove.

Il suono del synth analogico, punto di forza di Cortini, incanta. Il suo andare ondivago è un abbraccio che riscalda e suggerisce il ricordo, è la spinta evocativa di un immaginario dimenticato, unica via possibile per andare AVANTI.

Una parola questa, usata dal sound artist bolognese come titolo della sua ultima opera per la quale si sono impiegate riprese di famiglia girate in super8, ai tempi dell’infanzia.

Avanti, sempre e comunque avanti mentre dal treno che conduce al passato bianchi fazzoletti sventolano in segno di saluto e nel cielo esplodono i più bei fuochi d’artificio che a memoria io ricordi.

Mirco Salvadori

ph Riccardo Melato

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