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ALDO TAGLIAPIETRA

File under: Singer, songwriter
 
 
Ho sempre scritto e detto di amare particolarmente, nell’ambito del progressive italiano, le Orme: credo perché la struttura compositiva fosse assai più originale di molti altri che, pur nell’innegabile talento strumentale e compositivo, tendevano in quei giorni di ardore creativo a un processo più emulativo e mimetico ma, soprattutto, Le Orme avevano un’attenzione alla melodia, al canto – oggi diremmo al songwriting – che li distinguevano dalle altre pur talentuose band che intrapresero l’entusiasmante avventura del progressive qui da noi.
Nati da una genesi beat, come tanti altri “complessi”, con l’album Collage diedero vento alle vele tese nell’impervia ricerca che donò gemme,  indiscutibili capolavori come Felona e Sorona, Uomo di Pezza e Contrappunti. Altrettando indiscutibile che Aldo Tagliapietra, mente, bassista, chitarrista e frontman della band, autore delle melodie rappresenti come nessun altro la band da lui fondata.
Così come Greg Lake sapeva equilibrare il suono di EL&P con visionarie produzioni, alternandosi alle chitarre, al basso e alla voce, così il talento di Aldo li fece condiserare i veri eredi della band inglese nel nostro paese, per quel talento nell’inventiva melodica che mancava a molte altre band di allora e a quasi tutte le attuali.
Assurdamente oggi Aldo non fa più parte di quella band il cui sound era indissolubilmente legato alla sua voce e al suo modo di suonare il basso, melodico, intelligente e creativo, lontano anni luce dalle muscolari aridità delle derive fusion, ultima spiaggia di un evidente fallimento artistico di chi ha usurpato il talento poetico con la velocità. Proprio Greg Lake, che per inciso ha invitato Aldo nella serata inaugurale del suo tour italiano che si terrà a Piacenza, mi disse una volta, “The faster you play the lesser you say”.
Ma non tutto il male vien per nuocere: esule dalla propria band Aldo Tagliapietra ha inciso quest’anno uno dei suoi lavori migliori, “Nella pietra e nel vento”. Un album poetico e raffinato, profondo e intelligente.
Ci siamo ritrovati per una lunga chiacchierata a stile libero a Milano, della quale vi rendiamo partecipi…

Scusami se parlo ancora delle Orme, una band indissolubilmente legata a te. Ma cosa è successo? Pensare alle Orme senza te che le hai fondate è come pensare alle Mothers senza Frank Zappa: assurdo!
Si le Orme le ho fondate a Marghera assieme a Nino Smeraldi. A quei tempi, quelli di Ad Gloriam lui era il principale compositore. Poi lui lasciò il gruppo e io cominciai ad avere il coraggio di scrivere. Poi ci fu la svolta progressive con l’ingresso di Tony Pagliuca alle tastiere. Come sai bene in quegli anni specialmente il prog era molto “keyboard oriented”. Tony Conosceva i Nice. Ascoltavamo i Quatermass e gli Atomic Rooster. Quando il chitarrista se ne andò anche noi provammo la formula del trio. Prima di registrare Collage andammo all’isola di Wight…
Concludendo con le Orme, ho sentito qualcosa delle attuali Orme senza di te ma sono un’altra cosa davvero, da critico li trovo davvero un po’ imbarazzanti. Mentre nell tuo album solista c’è molto dell’anima della tua vecchia band. Ma cosa è successo in questa diaspora?
Il mio modo di scrivere, il mio modo di concepire la musica, le ballate, la melodia… è molto simile alle vecchie Orme. Nel corso degli anni Michi dei Rossi ha portato la sua concezione del sound della band verso una fusion più tecnica. Ci sono stati episodi sgradevoli e discussioni che mi hanno portato a non sentirmi più apprezzato e stimato e pertanto me ne sono andato. Il marchio “Le Orme” , grazie a cavilli legali, Michi è riuscito a tenerselo. Io questa cosa non la capisco e non la concepisco. Il marchio “Le Orme” avremmo dovuto essere solo quando suoniamo assieme io e Michi che siamo i proprietari. Andandomene pensavo che nessuno di noi due singolarmente avrebbe potuto usare il marchio. Dico noi due perché Tony fu liquidato legalmente e di comune accordo decenni fa quando usci dalla band.
Ciò che conta è che il mio contributo alle Orme, band che ho fondato, è sotto le orecchie di tutti…

Su Rockerilla di Dicembre l’intervista di Massimo Marchini

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