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ALAN PARSONS Intervista

Quando si parla di grandi produttori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della popular music, vengono in mente due nomi: Phil Spector e Alan Parsons. Due personalità completamente diverse, i cui destini si sono incrociati, come in una sorta di passaggio di testimone, sul “cadavere” dei Beatles. Entrambi, infatti, hanno messo le mani su Let It Be, capitolo conclusivo di una band già arrivata al capolinea. Ma mentre il primo, navigato produttore, arrivava per scalzare George Martin, creando un pandemonio, Parsons era ancora un tecnico del suono alle prime armi, collaboratore di Geoff Emerick agli studi di Abbey Road.

È lì che inizia la fortunata carriera di Alan Parsons. Non è neanche ventenne quando si trova a lavorare con i Fab Four per Abbey Road. Non sono anni felici per Lennon e compagni, ma per il giovane Alan rappresentano un insperato trampolino di lancio. L’occasione per salire alle stelle, dopo alcune fortunate produzioni, gli viene data dai Pink Floyd, ma ci mette tempo a concretizzarsi. Atom Heart Mother e soprattutto il successo planetario di The Dark Side of the Moon, con le sue sperimentazioni quadrifoniche, contribuiscono a creare il mito di Parsons. Le sue innovative tecniche di registrazione, il superbo lavoro sugli elementi extramusicali, diventano un punto di riferimento, l’esempio a cui guardare...su Rockerilla 416 APRILE l’intervista di Daniele Follero

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