
ALABAMA SHAKES
Sweet Home Alabama
La colonna sonora di Superfly, i classici di Gil Scott-Heron, le audaci fantasmagorie orchestrali di David Axelrod, il soul psichedelico dei Temptations: eccolo il perimetro sonoro di Sound & Color, le stelle polari del nuovo album degli Alabama Shakes così come la loro cantante e chitarrista Britanny Howard ha tenuto a presentarlo all’ormai vasta platea del gruppo. Ed è ancora lei ad aggiungere: “Ho provato a calarmi nei panni di quei gruppi afro-americani che agli inizi dei ’70 trafficavano con i primi synth e, così facendo, costruivano tutte quelle bizzarre sonorità”.
Tutte indicazioni, le sue, certamente utili a contestualizzare un suono che la formazione di Athens, Alabama, ha contribuito in maniera più che significativa a riportare alla ribalta delle cronache musicali, ma basterà anche un distratto ascolto alle canzoni del suo secondo album per accorgersi della distanza che lo separa dai tanti e pur notevoli lavori che in questi ultimi anni hanno indotto molti autorevoli commentatori a parlare sempre più insistentemente di southern r&b revival.
E qui non alludiamo soltanto alle radici rock che il gruppo non perde mai occasione di rivendicare: a fare realmente la differenza è piuttosto l’anarchica creatività che contraddistingue il suo approccio a quei lontani e gloriosi modelli.
A parlarci del “fenomeno” Alabama Shakes è il loro batterista Steve Johnson.
Su Rockerilla Maggio ’15 l’intervista di Elio Bussolino