
The Last Internationale: il report di Bologna
Seconda data italiana per i The Last Internationale, gruppo americano capitanato dal chitarrista Edgey Pires e dalla cantante Delila Paz, vulcanico connubio di rock granitico, tentazioni soul e un mai celato amore per la psichedelia anni sessanta, il tutto corroborato da testi politicamente militanti e una grande attenzione per le tematiche sociali.
Ad aprire le danze ci pensano i Furious Jane con un set hard glam non banale e che scalda il parterre a dovere prima dell’arrivo sul palco della band, che licenzia in apertura una rocciosa versione di Kick Out The Jams dei MC5 e in successione il loro singolo più conosciuto, Life, Liberty And The Pursuit Of Indian Blood autentico manifesto in difesa delle popolazioni native americane dedicato all’attivista Leonard Peltier, a cui già i Rage Against The Machine (il batterista Brad Wilk ha collaborato in passato con i TLI) avevano dedicato la canzone Freedom.
La prima parte del concerto non vede cedimenti, con l’anthem stoner 1984 (splendida) a svettare su tutte in una versione ancora più pesante di quella proposta su Running For A Dream, a tutt’oggi il loro ultimo disco in studio. La lenta e ispirata Soul On Fire è di una bellezza commovente, il trittico Wanted Man, Hard Times e 1968 si trasforma in un’apoteosi tribale con Delila che scende tra il pubblico e finale danzante con la gente sul palco. Baci, abbracci. Paz e Pires si concedono generosamente e senza riserve. E quando si accendono le luci la sensazione che rimane è quella di una band che non si limita a suonare grande musica ma sparge bellezza, ideali nobili ed empatia. Con i tempi che corrono, non è roba da poco.
Alessandro Berselli
The Last Internationale
14 Aprile 2025
Alchemica
Bologna