The Breeders
È una sera tiepida di giugno, a Milano. Un mercoledì come un altro, se non fosse che stasera, in Santeria, suona uno dei gruppi simbolo degli anni ’90: The Breeders, nati nel 1988 dal genio di Kim Deal, la sempre troppo retrocessa bassista dei Pixies (cui lo stesso Kurt Cobain riconobbe il merito di aver scritto una delle più belle canzoni del gruppo, Gigantic, con l’auspicio che le fosse consentito di scriverne molte di più). Com’è noto, la speranza di Kurt fu vana, tanto che la Nostra, per potersi esprimere al meglio, dovette farsi un band tutta sua, chiamando a raccolta Tanya Donelly dei Throwing Muses, la bassista Josephine Wiggs, il batterista degli Slint, Britt Wallford e il violinista Carrie Bradley. Ne nacque Pod, registrato a Edimburgo nel 1989 da Steve Albini. Il resto è storia: l’ingresso della gemella Kelley, la registrazione dell’ep Safari, i vari cambi di formazione, l’arrivo del batterista Jim MacPherson, l’incisione di Last Splash e la consacrazione attraverso la partecipazione, nel 1993, al tour di In Utero. Il ’94 fu un annus horribilis: la band dovette fermarsi per consentire a Kelley di disintossicarsi dall’eroina, poi un lungo silenzio. Quindi altri due album: Title K e Mountain Battles, rispettivamente nel 2002 e nel 2008, e infine l’ottimo All Nerve, uscito a marzo 2018, che vede ricomposta la mitica formazione di Last Splash, con le gemelle alle chitarre, Josephine Wiggs al basso e Jim MacPherson alle pelli.
Vedere Kim Deal sul palco è di per sé una festa: trasuda gioia di esserci. Ride, scherza, sfotte la bassista, sfotte la gemella, beve qualcosa di caldo da una tazza, ma soprattutto canta e suona da dio. E nel fare tutto ciò, con la sua giocosa maestria, con quel suo stile scenico (e vocale, e chitarristico) intriso di divertimento e goliardia, ci risveglia tonnellate di ricordi, ci riporta a un tempo mitico, inesorabilmente perduto ma che in qualche modo è ancora qui tra noi, mentre scopriamo di ricordare perfettamente a memoria le parole di New Year, Divine Hammer, Glorious, Fortunately Gone, mentre impazziamo tutti sulle note di Safari, Cannonball, Happiness is a Warm Gun (la mitica cover dei Beatles contenuta in Pod), e, a sorpresa, Gigantic. Vengono proposte canzoni dai primi due album, dall’ep Safari e dall’ultimo lavoro (Wait in the Car, All Nerve, la bellissima Howl at the Summit, Spacewoman, Walking with a Killer, Skinhead #2, Methagoth – con l’imperturbabile Josephine Wiggs a fare da seconda voce). Unica eccezione: Off You, da Title K. Il reclamatissimo bis è affidato all’incantevole Do You Love me Now, quindi ancora un altro brano da All Nerve, Nervous Mary, e infine Saints: una nuova esplosione generale, un tripudio di gioia. Grande assente Oh! – che non avrei fatto mancare in scaletta – ma per amor di verità devo aggiungere che questo è davvero l’unico difetto che potremmo trovare, a voler essere veramente pedanti, perché per il resto è stata un’esibizione grandiosa: per la qualità del repertorio, che d’altronde è quello che è, ma soprattutto per la capacità di azzerare il tempo, portandoci indietro nei ricordi senza ombra di nostalgia o di rimpianto, semplicemente regalandoci una bellezza che non ha bisogno di ricordare quante decadi siano trascorse: c’è, e ci sarà sempre. Come bel un sorriso, che passano gli anni ma è sempre lo stesso, e non cambierà mai.
Valentina Zona
6 giugno 2018 | Santeria Social Club | Milano
NEW YEAR
WAIT IN THE CAR
ALL NERVE
NO ALOHA
DIVINE HAMMER
GLORIOUS
HOWL AT THE SUMMIT
SAFARI
SPACEWOMAN
DRIVIN’ ON 9
WALKING WITH A KILLER
FORTUNATELY GONE
SOS
OFF YOU
I JUST WANT TO GET ALONG
CANNONBALL
HAPPINESS IS A WARM GUN
SKINHEAD #2
METAGOTH
GIGANTIC
DO YOU LOVE ME NOW?
NERVOUS MARY
SAINTS