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KILLING JOKE: il report del live di Londra

In compagnia del mitico friend Domenico Caccamo, agganciato davanti alla South Kensington tube station, mentre mi accingo a raggiungere la Royal Albert Hall in una drizzling night londinese, mi ritorna in mente il breve flash, circolato  alcuni mesi fa, vergato dal grande vocalist Jaz Coleman, a supporto di questa attesissima esibizione, KJ Follow the leaders, proposizione live dei  primi 2 album, a più di 40 anni dalla originaria pubblicazione: 

Stiamo vivendo nel periodo più pericoloso della storia umana, in cui l’estinzione da guerra nucleare potrebbe accadere nei prossimi dodici mesi. Se ce la faremo, allora, i Killing Joke alla Royal Albert Hall nel 2023 avranno un significato davvero particolare e saranno di enorme conforto per tutti noi. Vieni a condividere un momento storico con i profetici e leggendari Killing Joke.”

Lo spazio antistante la Royal Albert Hall è un enorme blocco di figure prevalentemente B/W punk, dark, gothic, metal… l’attesa è febbrile e, con estrema facilità, riusciamo a raggiungere l’entrata… (I love when I see my name on the guest list and so… thank u big Fran). Quando entriamo nella sfolgorante hall, Alex Paterson, a.k.a. The Orb, sta suonando la sua trance electronic music quale support act. 

Scoccano le 20,30 e nel buio suggestivo di questo storico edificio datato 1871, cominciano a risuonare le note martellanti di Requiem,il rito ha inizio e siamo violentemente catapultati in una dimensione ultraterrena. Lo scherzo che uccide è poderoso, mutevole e capriccioso ed il cantante Jaz Coleman, all’età di 63 anni, possiede ancora una voce capace di squassare più di un’arena. A seguire, i cinque indomiti si lanciano intrepidi oltre il muro sonoro di Wardance minandolo con furore eversivo. Le perforanti linee di basso di Youth, fuse ai mitici fraseggi chitarristici di Geordie Walker, si incendiano sui botti tribali del batterista Paul Ferguson, senza dimenticare le geometrie tastieristiche di Roy Robertson, deflagranti sugli ululati di Jaz. Fremiti, onde, scosse, palpiti e vibrazioni riecheggiano selvaggiamente tra le migliaia di accoliti in delirio e rapimento. C’è un’energia impressionante nel suono dei Killing Joke, la musica possiede un’intensità autentica, che mai conosce cedimenti nel corso del poderoso set di 20 canzoni, argutamente tratte dal loro periodo più fertile, costituito dall’omonimo album di debutto, dal successivo What’s this for e poi da altri vibranti estratti dei primissimi essenziali singoli. Jaz Coleman deforma ripetutamente il viso sciamanico, marciando insistentemente su e giù per il palco, ed è bellissimo vederlo urlare mentre si inerpica eroico in una sequenza accecante di bombe sonore, tra cui svettano Complication, Tension, The Fall of BecauseFollow the Leaders, solo per citare alcuni tra i momenti di più profondo coinvolgimento fisico e mentale. L’effetto è quello di sentirsi risucchiati, avvolti e tramortiti da una raffica di proiettili roventi. Exit, la diciassettesima traccia, chiude alla grande la prima parte del set, dando ai presenti esausti la possibilità di riprendersi, pur consapevoli che altro magma incandescente fluirà a breve. Ed infatti i Killing Joke riemergono con un doppio botto costituito da Are You Receiving, protopunk primordiale allo stato puro e Turn to Red, orgia di devianti scansioni ritmiche, entrambe tratte dal favoloso singolo di debutto Nervous System. Il pubblico acclama indomito, e noi tutti avvertiamo forte lo sprigionarsi violento di contaminato tribalismo elettrico, radicale ed affascinante. Tra le due si inserisce l’insolenza mozzafiato di Change, che fa letteralmente esplodere i fedeli, mentre la delirante chiusura è affidata alle mosse spregiudicate di Psyche, indimenticabile b-side dell’altro leggendario singolo Requiem, un mostruoso commiato per un concerto memorabile…. in sintesi è ufficiale… lo scherzo che uccide, ancora brucia e brucia, rovente, impetuoso, veemente, tumultuoso.

Giancarlo Costamagna

KILLING JOKE

London, Royal Albert Hall 

12 Marzo

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