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GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR A TORINO – IL REPORT

GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR

8 Marzo 2025

OGR – Officine Grandi Riparazioni – Torino

Un concerto dei Godspeed You! Black Emperor è un’esperienza unica nel suo genere, che inchioda il pubblico in un’atmosfera di solennità e profondità senza pari. L’esibizione di sabato 8 marzo a Torino nella straordinaria cornice delle spettacolari OGR non fa eccezione. Preceduto dal set del chitarrista sperimentale canadese Mat Ball che per alcuni minuti ha torturato le nostre orecchie con droni in libertà e minimalismo sfocato alle 22 in punto fanno il loro ingresso i GY!BE, pronti a dare inizio ad un rito collettivo, che ci investirà di lì a breve con una anestetizzante miscela di apocalisse e speranza. La partenza è affidata a Hope drone, durante la quale siamo narcotizzati da una maestosa raffica di archi, chitarre e percussioni che si agitano magnetici nello spazio circostante mentre la parola Hope viene proiettata sullo schermo dietro di loro.

Subito dopo arrivano in sequenza micidiale tre brani tratti dall’ultimo album No title as of 13 february 2024 28.340 dead: Sun is a hole sun is vapors, Babys in a thundercloud e Raindrops cast in lead, che ci trascinano dentro momenti di grandiosità espositiva sublime, conditi con schianti percussivi e assoli di chitarra esasperati e selvaggi, sapientemente alternati ad istanti decisamente più avvolgenti, delicati e fragili. Il trasporto della musica è totale, il pubblico risponde molto bene e le immagini proiettate sullo sfondo, spezzate in due visioni affiancate, dalle colorazioni prevalentemente in black and white e perfettamente sincronizzate con il sound sono l’ineccepibile compendio. Durante Fire at static valley, ipnotizzato dalla sinfonia anarchica che si svolgeva di fronte a loro, il pubblico muove la testa, ma per lo più se ne sta lì fermo, con lo sguardo fisso davanti a sé. C’è una chiara devozione e rispetto per questa band, e per tutta la serata, ci sono poco riprese e scatti fotografici minimi. Non c’è alcuna pretesa o atteggiamenti da rock star. Non è neppure presente un microfono sul palco.

Ma nonostante tutto i GY!BE rimangono una rock band d’avanguardia e ciò non è particolarmente evidente proprio in Pale Spectator takes photograph e Grey Rubble, trafitte da linee di chitarra e basso evocative e corroborate dalle apocalittiche percussioni della doppia batteria che crescono sino ad essere inghiottite nel cupo silenzio mentre orbitano inesorabilmente attorno a buchi neri. Più avanti incrociamo Moya che inizia in modo estremamente sfumato e sottile, con il violino a tessere una melodia eterea, prima che la sezione ritmica impazzisca in un contesto violentemente disturbato. La batteria entra in scena ad un certo punto, dapprima con tocchi lievi e misurati per poi, esplodere in un crescendo elettrizzante, sprigionando il massimo di potenza. La musica, in un vortice di emozioni crude e penetranti, procede, avanza, continua a salire e raggiunge il suo apice durante la chiusura affidata a BBF3, oscura, inquietante e cinematografica. Muti assistiamo ad una viscerale alternanza di contrasti emotivi e di catarsi infinità. Sono le 23,45 quando i musicisti alla spicciolata abbandonano il palco, le immagini e i suoni si dissolvono gradualmente nel silenzio e nell’oscurità, la folla inizia a dirigersi verso l’uscita, alcuni con aria stordita, alcuni visibilmente scossi dall’intensità dell’esperienza appena vissuta. I GY!BE sono stati implacabili nella cruda rappresentazione della fragilità dell’esistenza umana.
GIANCARLO COSTAMAGNA

Photo Credits Luigi de Palma for OGR Torino | Courtesy OGR

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