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Ellen Allien

L’ALIENA DAL CUORE UMANO

A poche ore dall’ennesimo live a Milano (a 3 anni di distanza dall’ultima intervista), la Regina di Berlino ci ha ‘aperto’ la porta di casa. ‘Rockerilla, you’re welcome!

3 anni fa ci hai sintetizzato così il tuo ‘sentimento’ nei confronti della scena musicale che vivi quotidianamente: “Mi collego all’invisibile, la musica è solo uno strumento che utilizzo per sentire tutto questo e per creare qualcosa di positivo, qualcosa che sentiamo di dover connettere agli altri per sentirci completi”. La pensi ancora così oppure hai raggiunto un livello superiore di consapevolezza di cui ci vuoi parlare?

La musica mi permette di connettermi con le persone e con me stessa. Il livello in cui mi trovo oggi rafforza sempre più questa connessione. La musica per me è una creazione di vita, per rendermi felice e per far in modo che altri come me provino gli stessi sentimenti. I ‘balcony set’ durante il periodo covid sono stati anche la dimostrazione di quanto fosse necessario, per me, comunicare con l’esterno. Ero così triste, al punto che il mio coinquilino nonché mio migliore amico mi disse ‘ehy Ellen, non possiamo andare avanti così, a ballare là fuori in queste condizioni restrittive col rischio che poi arrivi la polizia a rovinare tutto per una piccola cosa insignificante fuori posto‘. Così mi sono inventata gli streams sul balcone e la gente ha potuto ballare tranquillamente da casa. Essere dj non significa vivere da dj solo ed esclusivamente tra le mura di un club, si può e si deve suonare ovunque e non è sempre necessario collegare la professione al denaro, perché io la vivo come una passione indispensabile per la vita, è solo qualcosa che voglio condividere. La musica crea comunità, le persone si uniscono e sono state create piattaforme che si dedicano a facilitare proprio la condivisione di questi sentimenti nei confronti della musica e degli altri esseri umani. A Berlino si è sviluppato questo concept con punti di incontro e scene in cui è possibile scambiarsi idee pareri e opinioni di vita parlando di politica, di altri artisti, di cosa sta accadendo in città, di quali direzioni stanno prendendo alcune cose. Arte, stili di vita, attualità sulla città, è veramente tutto molto stimolante e aiuta a sostenere in cambiamenti nella società. 

A proposito di community, 3 giorni di evento rave di 54 ore con 30 artisti techno, “We Are Not Alone” non è più solo una compilation. Stai costruendo l’Arca di Ellen..

Non vogliamo sfruttare questo concept e venderlo come se fosse uno strumento commerciale. Voglio dire, potrei davvero girare il mondo con un tour strutturato ma preferisco fare pochi eventi di questo tipo e farli bene, senza fossilizzarci. Ovviamente mi viene tutto più semplice pensarlo per la città in cui vivo, Berlino, e non sarebbe semplice ‘trasportarlo’ in altri posti. In ogni caso se anche dovesse accadere, ci dovrebbe essere la stessa idea di lavoro e di interazione sociale con l’ambiente. L’evento appena conclusosi è stato molto molto bello, c’era tantissima gente simpatica, è stato fantastico. Abbiamo ospitato alcuni dj locali, e poi ad esempio anche dalla Georgia e da Parigi, dall’Italia e da Londra. Ma non possiamo invitare troppe persone dall’estero perché ci costerebbe un sacco di soldi tra voli e albergo, così abbiamo pensato ad un mix di persone. E’ importante far convergere persone che amano davvero la musica, invitiamo artisti che amiamo tantissimo, non tanto solo dei nomi per vendere più biglietti. Lo spazio non è nostro, facciamo solo gli eventi e ci affidiamo alla proprietà per farlo nel migliore dei modi.

Come procede il percorso discografico delle tue due labels, UFO Inc. e BPitch?

Ho aperto la UFO Inc. con un altro distributore già esistente in Olanda. Hanno un negozio di dischi a Rotterdam e abbiamo aperto questo canale per far girare alcune produzioni più indipendenti. Mentre con la BPitch abbiamo un distributore molto grande che si occupa anche di musica pop. Per cui abbiamo un’etichetta con un piccolo distributore e un’altra con un gigante della distribuzione. Con Ufo Inc. faccio emergere musica più spaziale e secondo me più vicina al cielo. Con BPitch diamo spazio anche a brani molto brevi con una struttura più simile alla canzone. Techno, elettronica toccando anche le origini di questa ibridazione. Ufo Inc. è più orientata a scoprire gli angoli  nascosti della musica ed è ugualmente stimolante. 

‘Dance and Kill’ è la tua prossima strepitosa uscita con la band italiana di synth wave Ash Code. Napoli incontra Berlino e la coldwave incontra la techno. Hai dimostrato come sia possibile far dialogare due mondi apparentemente distanti..

Alcuni anni fa ho iniziato a suonare, nei miei set, alcuni pezzi delle mie band preferite. E tanti musicisti mi hanno quindi vista tra i ‘balcony set’ e ‘berlin room’ alle prese con dei brani che non avevo mai suonato prima d’ora. Quindi da quel momento mi hanno contattato anche gli Ash Code. Ci siamo visti a Berlino per un caffè e da lì è nata poi la collaborazione. E’ stato un episodio molto piacevole e rispettoso di ciascuna posizione. Sono persone splendide e siamo stati supportati da degli ottimi videomaker e graphic designer. 

Sei una persona estremamente gioiosa e ami sentire il calore delle persone intorno a te, ma forse la tua oscurità si placa e trova la sua pace a contatto con la darkwave et similia?

Amo la coldwave o darkwave coi suoi testi oscuri e con gli Ash Code per la prima volta ho permesso ad un testo di entrare nella mia musica. Ho lavorato addirittura con la mia voce ed è la prima volta. Non ho mai desiderato essere una cantante perché amo fare la dj, ma quando creo musica parlo da sola con me stessa. Amo la musica cantata anche se in una dinamica più intima, alla Kraftwerk per intenderci. Sono entrata in un loop radicale che mi fa tornare in mente il mio periodo punk. Non avrei mai pensato di entrare in contatto con band delle quali musicalmente sono sempre stata fan, solitamente sono abituata ad ‘entrare’ nei set degli altri e invece questa volta è accaduto il processo inverso. Della scena dark oltretutto ammiro anche l’abitudine della gente di vestirsi con poco e nello stesso tempo esprimere tanto di sé. Indossano tutti le magliette della band, hanno jeans con una giacca di pelle, sono come degli hipster! Mi piace suonare in club del genere. 

In questo periodo la techno vive un trend accattivante, soprattutto nelle nuove generazioni. C’è una fame di techno forse come mai prima d’ora. Pensi sia solo una moda oppure finalmente i giovani si stanno avvicinando (in tutto il mondo) a un movimento oserei dire ‘genetico’?

Ci sono diverse energie nella techno, c’è la techno gotica, la techno veloce e molto ‘happy’, la techno trance, la Detroit techno che sta tornando di moda tra i ragazzini. E’ sempre un capitolo molto aperto per me parlare di techno. Mi sta piacendo moltissimo la fast-techno, più sporty e più divertente da suonare. La techno è una cosa incredibile. Qui a Berlino la gente la vive come un mega-rave collettivo, si incontrano persone fantastiche e quando si esce da questa città e si vive la techno in altri luoghi non vedi l’ora di tornartene a casa. La vera domanda da farsi è ‘cos’è la techno a Berlino?’.

Suoni ovunque, dopo il palco italiano ti aspettano i grandi festival, Awakenings compreso. Qual è la tua location preferita? Il club o il grande festival? Che sensazioni provi in un modo o nell’altro?

Ho imparato a suonare in club molto grandi sin dai miei esordi. Sia come resident che come guest. E giro davvero molte location, dalla più grandi alle più piccine quindi ho davvero tante esperienze dappertutto.  Per me non importa se suono in un museo o se suono ai Magazzini Generali o sul mio balcone, per me conta stare con la mia musica, creare la mia personale ‘stanza di suoni’ e generare emozioni diverse per aprire l’anima delle persone. 

Samuel Chamey

ph Stini Roehrs

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