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CARMEN CONSOLI A TORINO

Anticipata dalla convincente esibizione della cantautrice Francamente, la tappa torinese del tour della Consoli dedicato al nuovo album Amuri Luci, si è rivelato uno spettacolo in due atti di rara coesione drammaturgica, superando la tradizionale formula del live. L’artista, ormai giunta alla piena maturità espressiva, ha preteso dal pubblico non una semplice fruizione, ma un ascolto devoto, orchestrando un live incorniciato da una precisione quasi cinematografica, non a caso concluso con veri e propri titoli di coda. La prima parte è stata interamente dedicata alla riproposizione integrale dell’ultimo lavoro discografico, primo capitolo di una trilogia sulle radici linguistiche e culturali della Sicilia. Consoli è apparsa sul palco con un abito bianco, quasi matronale, imponendo una presenza minimale nel movimento. L’atmosfera, scandita da un silenzio quasi liturgico tra un brano e l’altro, ha trasformato il teatro in un luogo di rito laico. Le scenografie dinamiche, con proiezioni suggestive e non pedisseque, hanno dialogato con le canzoni e assunto la funzione di playback video dei featuring con Mahmood, Jovanotti e il tenore Leonardo Sgroi contenuti nel disco. Un momento di forte impatto civile è stato l’inserimento di immagini delle recenti manifestazioni a sostegno di Gaza, a testimonianza di un’urgenza sociale che l’artista non sembra voler mai dimenticare. L’uso di una vasta gamma di strumenti sia classici (violino, violoncello) che popolari (scacciapensieri, buzuki) ha sottolineato il profondo legame maturato con la tradizione mediterranea. Al termine del blocco, l’intervallo arriva a segnare una cesura netta e voluta. Carmen torna sul palco con un cambio di registro estetico radicale: stivali di pelle, gonna e un look più aggressivo, che coincide con una maggiore libertà di movimento e confidenza con la platea. Abbandonato il ruolo ieratico, diventa ora narratrice e rocker, recuperando classici della sua trentennale carriera, con una predilezione per Due Parole, l’album d’esordio del 1996. Trovano così spazio brani storici come La stonato e Quello che sento. L’interazione con il pubblico si fa diretta, con aneddoti sulla genesi delle sue canzoni, il ricordo del suo mentore Virlinzi e battute giocose con i torinesi sulla comprensione del dialetto siciliano. Il culmine emotivo arriva con un segmento unplugged essenziale: sola con la chitarra, spoglia brani come L’ultimo bacio e Parole di burro della loro veste orchestrale, riducendoli a una dimensione intima e toccante. La sua performance vocale, potente e controllata, ci ha consegnato un’artista in forma eccezionale, capace di sostenere tanto la sacralità del primo atto quanto la spontaneità del secondo. Il concerto si è chiuso simbolicamente con A Fenestra (dall’album Elettra del 2009), suggellando il ritorno alle origini linguistiche e concettuali della serata. Un’artista matura e rigorosa, impegnata in una sofisticata indagine sulla memoria culturale. Gianluca Servetti

23 Ottobre 2025
Teatro Colosseo – Torino

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