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ALAN SPARHAWK A TORINO – IL REPORT

Prima delle quattro date in calendario questa estate per l’Italia, quella che Alan Sparhawk ha messo in scena sul palco amico dello Spazio 211 a Torino è riuscita a stordire, commuovere, infiammare e gratificare la platea di aficionados come non sempre accade di registrare in un solo concerto al cospetto di un artista che come lui ha puntato parecchio sul potere taumaturgico della musica per reagire ad un lutto profondo e devastante come la perdita della moglie e compagna nei Low Mimi Parker.

Affiancato dal figlio Cyrus al basso e dal suo vecchio sodale nei Retribution Gospel Choir Eric Pollard alla batteria, Sparhawk ha aperto questa performance in trio rovesciando sulla platea la potenza sonica già accumulata in larga parte nelle tracce di White Roses, My God, l’album che lo scorso autunno ne ha segnato il ritorno all’attività discografica. Non uno shock a tutti gli effetti, insomma, ma impattante abbastanza da disegnare espressioni di perplessità sui volti di quanti ancora non hanno del tutto metabolizzato la manifesta deriva elettronica intrapresa da quella raccolta. Questione di poco, alla prova dei fatti: la voce “trattata” grazie all’abile gioco di Sparhawk sulle scatole degli effetti e la sua gestualità sciamanica sono tali da ipnotizzare i presenti e trasformare in breve tempo le riserve iniziali in espliciti apprezzamenti. 

Chiusa la parentesi loud techno è la chitarra a salire al proscenio e il rock a indicare la nuova direzione del concerto, con i Low che restano giusto sullo sfondo ad alimentare una vena psichedelica via via più stentorea, acida e urticante. I tre musicisti danno così vita a lunghe improvvisazioni su cadenze e modalità che poco hanno a che fare con i i vecchi canoni dello slowcore e assai di più invece con il garage noise. È proprio in tale contesto che Sparhawk trova la maniera di incastonare anche una manciata di brani (Stranger, Not Broken, Screaming Song, Princess Road Surgery, Torn & in Ashes) dall’ancora recentissima raccolta in collaborazione con i Trumpled by Turtles, ovvero surrogando con i volumi e un’intensità interpretativa ancora superiore l’inevitabile sottrazione dei timbri acustici che la concittadina formazione country&folk aveva assicurato alle registrazioni lampo del suo ultimo album solista.

Il tutto per la somma finale di un concerto generoso (la durata degli encore è tutt’altro che scontata) e tirato fino in fondo senza il minimo risparmio di energie emotive e muscolari.

Elio Bussolino

ph Bruno Bussolino

ALAN SPARHAWK

Spazio 211, Torino  02/06/’25

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