Top

The Soft Moon, live @Santeria, Milano

7 ottobre 2022

A dodici anni dal suo esordio omonimo via Sacred Bones, il progetto di Luis Vasquez The Soft Moon continua a sparigliare le carte. L’ultimo lavoro, Exister, è un disco cupo e a tratti disturbante, che ancora una volta mescola sapientemente post-punk, gothic-wave, industrial e shitgaze.

L’accoglienza milanese è poderosa: una Santeria gremita ed esultante si abbandona da subito a un entusiasmo incontenibile. Guardando la platea, stupisce il mix generazionale: darkettoni della prima ora si mescolano con nonchalance a gente da rave e bocconiani hipster, con un effetto che ha un che di estraniante. Come faccia il Nostro a mettere d’accordo ventenni di ritorno da un aperitivo posh con cinquantenni vestiti di pelle nera è un interrogativo non privo di fascino.

Il live è rumoroso e trascinante: mentre Vasquez continua a mandare giù lattine di bevande energetiche, la folla si muove a tempo sui suoi brani (relativamente pochi quelli tratti dall’ultimo disco), tutti caratterizzati da una sezione ritmica martellante e pervasiva, all’occorrenza supportata da percussioni afro suonate dallo stesso Vasquez, o barili metallici in stile Stomp.

Mentre si snoda la scaletta, risuonano a turno echi dei Depeche Mode più danzerecci, spruzzate di Nine Inch Nails, linee di basso in stile Joy Division, persino qualche riverbero emo-rock.

A dispetto della cupezza delle atmosfere di Exister, assistiamo a un live meno cattivo del previsto: la giusta dose di darkness, buona per compiacere moltitudini per lo più indifferenziate. Non che questo sia necessariamente un disvalore (c’è tanto mestiere dietro), ma – a giudicare dalla direzione intrapresa con la produzione più recente – avrebbe fatto piacere assistere a qualcosa di molto più violento ed estremo.

In apertura: Fatamorgana, duo synth-pop di Barcellona.

(Testo di Valentina Zona / Foto di Loris Brunello)

Condividi