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ARCADE FIRE

| Postepay Rock in Roma | 23 giugno |

 

Neanche un giorno per smaltire la sbornia presa dalla città dopo il concerto dei Rolling Stones, che Roma ospita un altro evento di grande importanza: giungono per la prima volta nella capitale gli Arcade Fire. Il tour è quello di Reflektor, il disco che tra i 4 della band canadese ha in assoluto le maggiori influenze africane e caraibiche: appare così piacevolmente scontato che a scaldare i 7 mila presenti all’Ippodromo delle Capannelle sia l’ensemble afro-beat Antibalas, che ha già aperto per loro nelle due date parigine e lo farà anche a Villafranca di Verona.

Alle 21:45, puntualissimi, fanno la loro comparsa… le caricature della band: enormi testoni con le fattezze dei nostri, che sulle note accennate di Rebellion spiazzano il pubblico, indeciso se essi celino i musicisti o meno. Il dubbio è presto risolto dall’ingresso di Win Butler e soci che attaccano Normal person in un incipit fulminante.

I primi pezzi sono tiratissimi e potenti: Reflektor, Flashbulb eyes, Power out, Rebellion regalano un’energia che pochi gruppi al mondo sono capaci di infondere nel pubblico, mentre costruiscono uno spettacolo che è narrazione coerente fatta di musica, parole, video e scenografie: It’s never over vede il dialogo tra Orfeo/Butler che è sul palco e Euridice/Chassagne che risponde dall’oltretomba, sospirando all’amato da un palchetto incassato tra il pubblico, insidiata alle spalle dalla morte che ha le forme di uno spettro riflettente. La narrazione si legge anche nella sequenza di We exist-My body is a cage quest’ultima in versione scarnissima cantata da un Butler senza accompagnamento che regala brividi veri. Mentre di Butler conoscevamo la presenza scenica, confermata anche stasera dalle sue incursioni sul palco e le trovate sceniche, si rivela una grande sorpresa Regine Chassagne, che oltre a cantare, suona praticamente qualsiasi strumento le capiti a tiro, e poi balla, in omaggio alle origini haitiane ed infine crea fasci di luce con degli specchi ottagonali che riflettono verso l’alto i fasci dei gruppi illuminanti (“Trapped in a prism, in a priSM of light”).

La scaletta prevede pezzi anche da The Suburbs, con Month of may, The Suburbs e Ready to start, tutte cantatissime e ballatissime dal pubblico, nonché da Sprawl II che chiude la parte principale del concerto. Dopo una breve pausa l’encore inizia con una nuova sorpresa: un mascherone con le fattezze del Papa fa il suo ingresso sul palco sulle note di Here comes the night time, sotto vi si nasconde Win Butler. E’ una festa a cui tutto il pubblico è chiamato a partecipare ed il pezzo si conclude in un tripudio di coriandoli lanciati da cannoni sui presenti impazziti.

Il concerto termina con le trascinanti (ormai classiche) Wake up e Keep the car running: gli Arcade Fire salutano e ringraziano al termine di un concerto bellissimo e travolgente.

Roberto Esposti

Ph Roberto Esposti

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