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TEHO TEARDO

 

Con il rumore delle onde della Laguna che vanno a morire sul ciglio delle Fondamente Nuove, ci lasciamo avvolgere dall’insolito racconto che il maestro pordenonese ci sta recitando. La sua narrazione è densa e affascinante, una storia in bilico tra il suono e l’istinto primordiale che lo incita e diffonde. Ricordi lontani nel tempo, immagini indelebili di luoghi sottratti alla cultura, teatri unici capaci di programmazioni ad altissimo livello oramai chiusi da anni. Era il dicembre del 2013 e Teho Teardo presentava a Venezia il suo Music For Wilder Mann per la prima volta. Gennaio 2019, tra i rimpianti che mi assalgono una volta entrato nell’enorme e ben attrezzato capannone immerso nella zona industriale di Marghera, il più pesante è quello legato alla mancanza totale di sedie, non dico poltrone come nel defunto Teatro Fondamente Nuove di Venezia ma almeno delle sedie, oggetti essenziali in un contesto che prevede un’esibizione come questa nella quale il pubblico non deve necessariamente seguire alla lettera i dettami del titolo trasformandosi in selvaggio grumo di nervi e muscoli rattrappiti dalla troppa eretta immobilità. Invitando l’organizzazione a sviluppare più attenzione per il pubblico e per questi che particolari non sono, iniziamo questo nuovo viaggio nella musica degli uomini selvaggi, sempre loro e sempre ritratti in quelle pose nelle quali li abbiamo lasciati sei anni fa, immortalati nei formidabili scatti fotografici di Charles Fréger.

Ad accompagnare Teardo non più Martina Bertoni con il suo strumento ma un travolgente e magico trio d’archi composto da Laura Bisceglia e Emilia Slugocka al violoncello e Ambra Chiara Michelangeli alla viola. Il compito di Teardo non è cambiato in tutti questi anni, lui è il traghettatore, colui che ci trasporta verso altre dimensioni grazie al potere della sua scrittura musicale, potere che si percepisce fin dalle prime note.

Il proiettore inizia il suo lavoro carpendo al computer i pixel che formano le immagini per poi spararle sul grande schermo dietro le spalle dei musicisti. È subito immersione in un mondo arcaico, lontanissimo o forse assai vicino all’odierno. Un mondo nel quale regna una paura non giustificata, nascosta nelle decine di maschere volutamente terrorizzanti indossate dai guardiani di una società antica, sepolta dalla laicità del pensiero moderno, un mondo di antiche e malevoli credenze che prepotentemente sta rinascendo dalle sue ceneri purtroppo mai completamente spente. È con questa premessa che inizia il lungo viaggio   in un racconto musicale che incede oscuro e onirico, struggente e devastante, visionario e profetico. Decine di uomini con maschere che provengono delle più svariate culture europee si assiepano davanti ai nostri occhi mentre l’incedere costante della cerimonia cinematica innescata da Teardo li trasforma in reali creature capaci di diffondere la Paura. Diversamente dal concerto di sei anni addietro, queste creature hanno acquisito ancor più potere visionario, si nutrono di un suono che nel corso del tempo è oltremodo maturato anche nell’arrangiamento che riesce a miscelare perfettamente atmosfere cariche di furore neo-classico e massicce dosi di veemenza digitale capace di sfociare nell’urlo del noise arricchito dall’impetuosità di una sezione d’archi tanto dolcemente avvolgente quanto ferocemente devastante. Si fosse nel 1700 tedesco il termine sturm und drang si spargerebbe a piene mani. Tempesta e Impeto è ciò che regola da sempre il suono di un musicista che ancora vibra di passione punk, la stessa che lo porta ad indagare così profondamente nell’intimo umano riuscendo a nutrirsi come un demone del nostro dolore e come un angelo del nostro benessere.

Un nuovo disco è in uscita si spera a breve, sarà la colonna sonora di un dramma teatrale di Enda Walsh creato adattando il romanzo d’esordio di Max Porter, Il Dolore È Una Cosa Con Le Piume edito in Italia da Guanda.

Mirco Salvadori

 

TEHO TEARDO | MUSIC FOR WILDER MANN

Marghera (Ve) | Argo16 Marghera (Ve)

25 Gennaio

 

 

 

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