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BAUSTELLE Monografia

I BAUSTELLE sono sempre stati un unicum. Nacquero in seno alla scena indipendente italiana degli anni Zero, sotto il segno del non-genere “indie”, nel tempo dei blog e dell’esplosione degli mp3, in cui le scoperte musicali sembravano a portata di internauta, ma rispetto a quella scena appariranno ben presto profeti eterodossi. Bastò poco ad ogni modo perché più di una generazione si riconoscesse nella lievità malinconica synth-pop del Sussidiario illustrato della giovinezza, nel suo essere un crogiolo di ciò che musicalmente c’era un tempo e di ciò che sarà, nel suo racconto di un’adolescenza insieme smaliziata e romantica, “antiomologata” e “torbida” (Sadik), ascoltato da quanti erano destinati a vivere a lungo da post-adolescenti. La band rifiutava in realtà l’etichetta “indie”: per Bianconi la loro musica nasceva dall’esigenza di diventare quello che si cercava invano in radio o su MTV. Il gruppo è allora presentato come alla ricerca di una nuova strada italiana per il pop; anziché assorbire passivamente modelli internazionali, rielabora e distrugge spunti colti e popolari, dal cinema d’autore (in primis il ciclo di Antoine Doinel di Truffaut) a quello erotico, dalla canzone francofona al rock Brit più dandy (si fece il nome dei Pulp), dagli anni ’60 alla bossa nova, dal cantautorato italiano agli anni ’80 sintetici e new wave, tra testi che suonano al contempo elaborati e diretti e rock già cinematico.

L’obiettivo dichiarato è “disturbare” il “già codificato”, “giocare all’avanguardia di massa” e i Baustelle, più che indie, diranno di sentirsi “diversi”, incarnando fin da subito un atteggiamento persino un po’ snob ed indossando un’eleganza cinica e quasi sofferta, annoiata e in fuga dalla provincia paranoica. Facciamo però un passo indietro. Francesco Bianconi e Claudio Brasini si conoscevano fin da adolescenti, quando a Montepulciano (SI) militavano nei Subterraneans; quando decideranno di fondare un’altra band, fondamentale sarà la ricerca di un elemento femminile, trovato in Rachele Bastreghi: la sua voce intensa e fascinosa sarà complementare rispetto alla voce fonda, da crooner un po’ intellettuale, un po’ algidamente decadente di Bianconi, in un connubio all’insegna della raffinatezza… su Rockerilla 423 Novembre ’15 la monografia completa di Ambrosia Jole Silvia Imbornone e l’intrvista a Francesco Bianconi di Gianluca Polverari.

coperta423

Illustrazione di Malleus ROCK ART LAB

 

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