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Piano Magic

 

 

La musica può salvare… soltanto dal silenzio

 

 

 

Non è facile, in questi anni, trovare una figura più particolare ed emblematica di Glen Johnson, che con i suoi Piano Magic ha ormai attraversato tre lustri di profonde trasformazioni stilistiche, di linguaggi e strumenti comunicativi, incurante delle mode ma desideroso soltanto di esprimere, nella massima libertà, i moti del suo animo inquieto e perennemente nostalgico.

Lungo tutta l’attività di Piano Magic reminiscenze dark, folktronica, post-rock, revivalismi ‘80/‘90, essenzialità acustiche e manipolazioni elettroniche si sono avvicendate nell’attenzione di pubblico e critica, lambendo solo marginalmente e con tempistiche tutte proprie l’originale deriva di un’idea personale trasformatasi prima in collettivo artistico aperto e in seguito in stabile band.
Sarebbe dunque praticamente impossibile rispondere all’oziosa domanda sul genere di appartenenza di Piano Magic, mentre più utile potrebbe essere individuare la sua comune attitudine espressiva, improntata a esorcizzare fantasmi o a far rivivere ricordi attraverso forme mutevoli e non univocamente definibili

Sul numero di Maggio di Rockerilla l’articolo completo, l’intervista ai Piano Magic e la recensione di “Life Has Not Finished With Me” di Raffaello Russo.

 


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