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CCCP FEDELI ALLA LINEA | Monografia

I TAMBUTI DELLA RISCOSSA

Fra Berlino e Reggio Emilia…

С.С.С.Р. ovvero Сою́з Сове́тских Социалисти́ческих Респу́блик, tradotto U.R.S.S. ovvero Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Se la sigla evoca elementi di toponomastica superata, cancellata sotto i colpi di piccone della storia, eradicata con tutti i suoi contrafforti geopolitici dagli ‘spazi vitali’ dell’impero sovietico, di contro il lascito artistico-musicale, ancor prima che ideologico-culturale, dei CCCP Fedeli Alla Linea sembra non conoscere le derive dell’oblio. Questo perché il raggio d’azione entro il quale la compagine di Fellegara (Reggio Emilia) si è distinta, osava in posizione d’avanguardia su linee di fuoco irte d’irriverenza punk e di sbocchi innovativi destinati a superare il giudizio del tempo, atti di disubbidienza civile degni di un golpe gnostico a futura memoria. Ritrovato a mente fredda, il massimalismo tetragono ed interventista che animava l’afflato ferale della loro scrittura, oggi ha il sapore di un un flusso di coscienza figlio del suo Zeitgeist, di un codice etico scandito a chiare lettere sotto le bandiere vermiglie di un assioma fideistico indissolubile, teorema ontologico di una ragion d’essere ascritta alle istanze estetico-filosofiche del ‘cantore metropolitano’ Giovanni Lindo Ferretti e compagni d’armi ai tempi della loro venuta in campo. Pare che l’idea di calcare la ribalta del music show prese ad albeggiare tra un soggiorno e l’altro nelle due Berlino. A Ovest, ebbero a respirare la temperie agitata dei fermenti musicali che animavano gli scenari di allora, espressione autarchica di una nuova ondata germanica che, tra le altre cose, impazzava ai ritmi scomposti dell’officina postatomica Einstürzende Neubauten. A Est, oltre muro, conobbero  energie e stimoli allo stesso modo impattanti sulla propria visione ideologica e formazione artistica. Fu così che balenò in loro l’idea della punk band autoctona legata all’identità avita (nazionalpopolare) di casa propria, come un nucleo d’assalto che incarnasse la voce del popolo e della nazione, della città e della comunità paesana… Un fiero gruppo italiano che cantasse in italiano. Il caso volle che il giovane militante di Lotta Continua (e operatore psichiatrico) Giovanni Lindo Ferretti incontrasse  Massimo Zamboni, suo concittadino e futuro chitarrista, proprio in quel di Berlino…su Rockerilla Luglio/Agosto la monografia di Aldo Chimenti. 

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CCCPfedeli

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