VEIL OF MAYA – BETRAYING THE MARTYRS – VILDHJARTA – VOLUMES – STRUCTURES
Londra, The Underworld
Venerdi 4 maggio
Forse questa rassegna live di metal estremo avrebbe dovuto svolgersi in due giorni. Perché questi cinque gruppi hanno letteralmente distrutto l’Underworld, una delle venue più sottoposte a torture soniche in quel di Londra. Technical Death Metal + Deathcore + Metalcore + Progressive Hardcore creano la miscela esplosiva di questa splendida serata. Partono i canadesi di Toronto Structures con il loro hardcore / metal devastante, seguiti dagli americani di Los Angeles Volumes e i loro laceramenti grove metal che colpiscono in pieno. Due gruppi emergenti questi, assolutamente da seguire come sono da tenere d’occhio gli svedesi di Hudiksvall Vildhjarta, forse la rivelazione piú assoluta della serata. Con due bravissimi frontman, Daniel Ädel e Vilhelm Bladin Il gruppo propone il loro “unethical riffage” che si traduce in puro chaos ferocemente ben gestito da musicisti giovanissimi ma altamente preparati ad invadere i circuiti più esigenti. Si dimostrano consapevoli della loro forza, grazie anche agli assoli penetranti e al riffing vertiginoso e potente dei due chitarristi, Daniel Bergström e Calle Thomer. Dalla Svezia si passa alla Francia con i banditi parigini del metalcore/deathcore Betraying The Martyrs. Assolutamente d’effetto la presenza imponente del loro frontman, Aaron Matts che balza come se fosse invaso da scariche elettriche, su e giù da uno speaker messo ai bordi della barriera, gettandosi spesso tra la folla impazzita che miracolosamente lo rilancia in palco tutto d’un pezzo, una vera battaglia unanime. Ottima la presenza poderosa di Valentine Hauser con il suo basso abrasivo in sintonia spietata con il drumming pericolosamente brutale di Antoine Salin. Per gli americani di Chicago Veil Of Maya tornare all’Underworld come headliner é indubbiamente un traguardo unico, meritato dopo la performance memorabile dell’anno scorso a supporto dei The Faceless. Portano in tour il loro ultimo album, Eclipse con una disinvoltura apprezzabile e percepibile dall’intensità con la quale si esprimono. Le architetture gutturali del bravissimo frontman Brandon Butler vegono eseguite estremamente bene soprattutto nell’attesissima Punisher, con la chitarra di Marc Okubo che minaccia un esplosione inevitabile nella mitica Unbreakable. Fino alla chiusura con It’s Not Safe To Swim Today, il pubblico non desiste, questa é pura adrenalina dall’inizio alla fine. Pecccato ci sia solo una data italiana (New Age, Roncade – Sabato 12 maggio) per questo mini-festival estremo che merita molto e di più.
Fabiola Santini