Top

VAN DYKE PARKS

Chiesa di San Paolo dentro le Mura
20 giugno

Aleggia un’aria di curiosità tra le navate della Chiesa anglicana episcopale d’America; non certo perché il protagonista della serata necessiti di presentazioni, ma perché tra gli appassionati italiani di musica indipendente Van Dyke Parks è forse più noto per la sua attività di produttore e arrangiatore – da Brian Wilson a Joanna Newsom – che non per quella di autore in prima persona.

Sono però sufficienti le prime note del suo pianoforte, supportato da una sezione ritmica di basso e batteria, a chiarire alle sparute decine di presenti l’estrema vitalità del cordiale e canuto artista settantenne, che esordisce con una miscela di swing e tradizione sudista che corre dritta alle sue radici nel Mississippi. L’ora di esibizione sarà appunto un ideale tour degli Stati del Sud, con inevitabili indugi sulle assolate spiagge californiane, ma anche con la mente tanto lucida da coniugare il disimpegno con le tematiche sociali del suo primo Song Cycle (1967). Van Dyke Parks abbraccia la tradizione soul e jazz, filtrandole con un vivace gusto pop, che forse non cattura per immediatezza, ma denota un’eleganza niente affatto scalfita dal tempo. Come dimostra la passerella di ringraziamento finale in mezzo agli scranni per raggiungere in fretta il banchetto con i suoi poster, emblema di classe e umiltà dalla quale molti ventenni potrebbero solo imparare.

Raffaello Russo

 

Condividi