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VADER e THE GREAT OLD ONES

Londra, The Underworld | 21 marzo

Il connubio dei polacchi VaderHate ha scatenato una potente reazione collettiva sin dalle prime ore dell’annuncio della data del Blitz! di Londra nell’ambito dell’Europe In Fire 2015 Tour. Non a caso, l’Underworld registra il quasi sold-out questa sera, nonostante ci siano stati concerti imperdibili (dagli Hour Of Penance ai Ghold) ogni singolo giorno di questa settimana particolarmente impegnativa per la miriade di metallers e doomsters londinesi. La serata parte particolarmente bene con gli israeliani Shreadhead. Il loro sound pur essendo radicato su canoni puramente tradizionali, dove affiorano vocalizzi che ricordano un Randy Blythe dei Lamb Of God agli esordi, offre uno spettro interessante, grazie soprattutto alla presenza sul palco dei membri, in particolare del frontman Aharon Ragoza. I suoi ruggiti riempiono l’atmosfera di adrenalina, preparando e surriscaldando il pubblico. Per gli Hate Londra è sempre stata una seconda casa: all’arrivo sul palco del frontman Adam Buszko, la massa stipata all’eccesso sulle prime file lo accoglie come un eroe con un’esplosione di grida e di saluti di benvenuto molti dei quali in polacco. Le barriere tra palco e pubblico crollano alle prime note di Valley Of Darkness tanto che gli incaricati alla sicurezza

non lasciano i bordi del palco fino a fine concerto. Quello degli Hate è un black metal tradizionale, ricco di blast-beats infernali e scariche di riff che non lasciano via di scampo. La voce di Buszko è indubbiamente il punto di forza della performance di questa sera: il nostro è palesemente in forma, ad ogni reazione del pubblico, diventato ormai incontrollabile dal momento in cui Resurrection Machine onora la loro set-list, sembra acquistare una maggior consapevolezza delle proprie possibilità. Il terribile periodo sofferto dalla band, culminato con la morte improvvisa del bassista Slawek “Mortifier” Arkhangelsk nel 2013, appartiene al passato, e gli Hate con questo show hanno dimostrato di averlo superato.

Con i connazionali Vader il sound acquista una forma più potente tipicamente death/thrash; la presenza mastodontica del frontman Piotr Paweł Wiwczarek anticipa un set solido e ben definito. Le mitragliate inesorabili di Sothis e Reborn In Flames sono segite da una reazione di isterismo collettivo, con tanto di assalto al palco da parte di un gruppo di fan incontrollabili. Dalla loro set-list, spiccano indubbiamente Chaos e Carnal per l’inconfondibile natura bellicosa tipicamente Vader. Un gran bel live che fa onore alla bandiera polacca con queste due band che continuano a centrare il bersaglio. La combinazione vincente Vader – Hate verrà riproposta a breve all’Hatefest, dove i nostri suoneranno insieme a Six Feet Under e Marduk (http://www.hatefest.eu). Il live report della data di Monaco (11.04.15) sarà disponibile su www.rockerilla.com la settimana successiva.

La serata non finisce qui: gli organizzatori (http://www.old-empire.co.uk) hanno pensato bene di offrire al pubblico dell’Underworld il concerto esclusivo dei The Great Old Ones (con i Bast a supporto) che si tiene nella venue accanto, il Black Heart, al prezzo scontato di sole 3 sterline. Grazie a questa iniziativa particolarmente allettante, che sono in molti a prendere al volo, il primo sabato di primavera della capitale si trasforma in un mini-festival.

THE GREAT OLD ONES – BAST Londra, The Black Heart | 21 marzo

Con gli inglesi Bast le atmosfere cambiano radicalmente, il loro sound racchiude un doom estremo che trasporta in un altro mondo, dove ci si abbandona alla magia dei sensi.

La successione di assalti sonori che questo trio riesce a lanciare al pubblicoha ben pochi eguali. Il duello di vocalizzi del chitarrista Craig Bryant e del batterista Jon Lee è enfatizzato ulteriormente dagli intricati passaggi di basso di Gavin Thomas. I suoi intrecci maestosi e sublimi conferiscono a un sound puro nella sua sostanza una definizione unica e sofisticata. Difficile credere che si tratti solo di un trio: le stratificazioni di chitarra sono molto complesse ma al contempo eteree e la band sembra essere unita da una forza invisibile.

Con la versione di The Truth i francesi The Great Old Ones dimostrano la loro originalità e la consapevolezza neipropri mezzi. Il loro set è un susseguirsi di intrecci ricchi di dissonanze cupe e catacombali favorite dall’oscurità che circonda il palco, che ha solamente due minuscole luci ai lati che sembrano guidare il pubblico verso gli inferi. Il loro sound è un monolite mastodontico impossibile da smuovere e dopo gli scossoni della maratona black-death delle prime ore del pomeriggio, è una bella sensazione lasciarsi trasportare dalla loro sensuale magia.

Fabiola Santini (testo e foto)

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