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Tons Of Rock

Ekeberg, Oslo (N) | 26 / 27-29 Giugno

Raggiunto il traguardo della quinta edizione, Tons Of Rocksi conferma quest’anno come uno dei festival più prestigiosi della stagione. Con headliner del calibro di Kiss,VolbeatDef Lepparde una scaletta mozzafiato prevista in tutte le tre giornate, Tons Of Rock ha attirato anche quest’anno una miriade di fan non solo da tutta Europa ma anche da oltre oceano. Questo evento memorabile originariamente basato a Halden, si tiene per la prima volta a Oslo, nella splendida collina di Ekeberg situata a pochi minuti di autobus dal centro della capitale. L’area adibita al festival è spaziosa e ben curata, in tipico stile norvegese. Il palco principale e i due tendoni, lo Scream Stage e il Vampire Stage così chiamati in onore all’artista locale Edvard Munch, sono circondati da numerose aree di ristoro con ampia scelta di “festival food” tradizionale anche in versione vegana e dove è possibile acquistare le birre prodotte esclusivamente per l’evento dal birrificio locale Grünerløkka Brygghus. L’area merch offre di tutto e di più ed è posizionata strategicamente all’ingresso, tra la zona relax e quella VIP dove è possibile godersi i concerti lontano dai più scalmanati. L’organizzazione è esemplare anche a livello di pernottamenti: i fan hanno la possibilità di piantare la tenda o affittare uno dei caravan predisposti nella zona circostante adibita a campeggio super attrezzato. Per quelli che invece non riescono a rinunciare al comfort di un hotel, Oslo offre un’ampia scelta di pernottamenti per tutti i prezzi: da raccomandare sono gli hotel della catena Scandic, in particolare lo Scandic City Osloche si trova di fronte alla stazione ferroviaria principale (Oslo S) e alla  fermata dell’autobus nr. 34 che collega il centro città con il festival, assicurando il ritorno fino alle ore piccole. Con l’acquisto dell’Oslo Pass tramite Visit Oslo, si ha la possibilità di usufruire di tutti i trasporti locali approfittando in occasione del festival di fare qualche capatina nelle varie attrazioni locali, come lo storico negozio di dischi Neseblod Records.

Il festival viene preceduto da un’anteprima memorabile: i leggendari Acceptprendono possesso del palco della nota Oslo Opera House insieme all’orchestra locale Kork e alla violinista Ava-Rebekah Rahman. Eseguendo pezzi storici della loro gloriosa discografia come Princess Of The Dawn Metal Heart, il loro set si trasforma in un’esperienza unica dove le vampate di stampo classico con le cover di Beethoven Pathétique e diBizet Aragonaise si scontrano con gli attacchi tradizionalmente metal di stampo teutonico. L’indomani parte alla grande con la sensazione locale dei Black Debbath, che dal palco principale trasformano la loro performance in una vera e propria commedia norvegese grazie alla personalità irrompente del frontman Lars Lønning.Tanto di cappello ai francesi Perturbatorche sembrano distruggere ogni concetto di muro sonoro con i loro volumi impossibili, pur mantenendo una grande maestria synth-metal. Deludono invece i polacchi Behemoth, che appaiono ripetitivi e senza la loro consueta aura demoniaca. Dallo Scream Stage, invece, i Satyricon superano loro stessi con un set idilliaco, dedicato interamente al lavoro Rebel Extravaganza. Satyr, il frontman per eccellenza, appare in ottima forma: i suoi vocalizzi sono intensi e penetranti. Dopo la breve parentesi dei norvegesi Ulvere il loro prog stratificato e complesso, è arrivato il momento di prepararsi per i primi headliner. Dopo quattro decadi, è arrivato per i Kissil momento di gettare la spugna. Paul Stanley e Gene Simmons non danno comunque segni di declino: eseguendo pezzi storici quali Shout It Out Loud I Was Made For Lovin’ Yousi dimostrano all’altezza della loro carriera esemplare con un concerto che verrà sicuramente ricordato non solo per la loro incomparabile bravura ma anche per gli effetti speciali pompati a mille in stile tradizionalmente Kiss. L’ultimo bacio viene dato con l’immancabile Rock And Roll All Nite eseguita ai ritmi delle fiamme che si sollevano e dei coriandoli che ricoprono la folla. L’indomani parte con una sorpresa: dalla Mongolia arriva la band del momento The Hu.La formazione è attesissima al festival, come dimostra la massa accalcata alle barriere dello Scream Stage nonostante siano previsti relativamente presto. Il loro è un metal ricco di reminiscenze folk, che denota una certa personalità e maestria. Con un solo album alle spalle, The Gereg,i guerriei mongoli attirano l’attenzione del pubblico unanimemente. I set vicini degli inglesi TesserAct, immancabilmente bravi,e dei VULTIMAS, il supergruppo di David Vincent (ex Morbid Angel), in tour a supporto del loro album di debutto Something Wicked Marches In, consente di assaporare solo una parte di due delle performance più eclatanti dell’evento. Data la vicinanza dello Scream e del Vampire Stage è comunque fattibile e si riesce a captare sia l’atmosfera prog intossicante  dei primi che la furia death dei secondi, in un connubio riuscitissimo. Dopo la parentesi dei locali Vreidcon il loro groove black n’roll magnetico, che nell’ ultimo album Lifehungertrova decisamente la sua espressione migliore soprattutto a livello live (da ammirare l’esecuzione repentina della title-track), l’intera folla del festival sembra catapultarsi allo Scream Stage per assistere al set dei Mayhem. La sequenza di pezzi storici qualiFreezing Moon DeMysteriis Dom Sathanas li consacra come una delle band  black più esemplari, grazie soprattutto alla bravura e personalità diabolica del frontman Attila Csihar. In preparazione degli Slayersi riesce a fare una capatina al Vampire Stage per gli inglesi Bury Tomorrow, sovrani indiscussi del metalcore anglosassone. I vocalizzi del  frontman Daniel Winter Bates e le sue peripezie sul palco sono il punto di forza del loro set, che spicca il volo con la calamitante Cemetary.Come per gli headliner del giorno precedente, è difficile accettare che per Tom Araya & co sia arrivato il momento di ritirarsi dalle scene. I Nostri irrompono sul palco con la loro consueta consapevolezza delle proprie armi, eseguendo pezzi storici quali South Of Heaven,Mandatory SuicideSeason In The Abyss e più recenti come World Painted Bloodcon forza e precisione. L’assolo di Kerry King nella maligna Angel Of Deatheseguita in chiusura e il saluto finale di Araya sono l’apice raggiunto da parte di una band che non ha paragoni. Dopo il fuoco indomabile degli Slayer, il set rockeggiante dei danesi Volbeatcalza a pennello e consente di goderseli ammirando un tramonto idilliaco ai ritmi incalzanti di 16 Dollars Black Rose. La terza giornata parte con la sequenza di The Dogs, Circus Maximus, e Black Viper, ma è con i leggendari Testament che  la scaletta diventa esplosiva. Per i  veterani della Bay Area gli anni sembrano non passare mai: classici quali The New Order Into The Pit calzano sempre a pennello in un live set arricchito dalla rara presenza dell’amato frontman Chuck Billy. Dopo la parentesi tiepida dei finlandesi Kalmahe prima di passare al palco principale per gli In Flames, è arrivato il momento di uno dei gruppi più attesi dell’evento, gli inglesi Carcass con il loro death che non tramonta mai. Il set parte in quarta con una versione bombastica di Buried Dreams, uno dei loro cavalli di battaglia in cui spiccano sia i vocalizzi cavernosi del frontman Jeff Walker che gli attacchi di chitarra massicci di Bill Steer. Tra le tempeste sonore di Keep On Rotting In The Free World di Heartwork, il set di questo gruppo storico scatena un vero entusiasmo collettivo. Il tripudio finale dei veterani Def Leppard, che come ricorda il frontman Joe  Elliott hanno ben 42 anni di carriera alle spalle, non delude le aspettative grazie a classici quali Let’s Get RockedPour Some Sugar On Me. E per chi ha ancora energia e voglia di divertirsi,  il sole di mezzanotte consente di rimanere svegli per addentrarsi in città e godersi un paio di birre al noto bar Kniven, incontrando i fan con i quali si sono condivise queste tre giornate semplicemente indimenticabili.  

Fabiola Santini  (testo e foto)

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