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TODAYS FESTIVAL 2022 – DAY 1

Scongiurato lo spettro della pioggia, la folla comincia ad accalcarsi contro alle transenne dello Spazio 211 di Torino. 

L’onere di aprire la tre giorni del Todays va all’hawaiiano Eli Smart ed al suo aloha soul – suoni tropicali uniti al bop del northern soul inglese. Ad essere onesti, è un lavoro ingrato: il grosso del pubblico deve ancora arrivare e chi già c’è è diffidente, difficile da catturare. La situazione si ribalta nel giro di un paio di pezzi: le vibes sono calde, allegre e coinvolgenti rinforzate da una presenza di palco rilassata e divertente (aiuta il contatto col pubblico in un italiano più che passabile da parte del cantante!). A metà set, Smart si siede con una lap steel in grembo ed evoca suoni e sensazioni delle sue isole natie, deliziando gli ascoltatori. Spicca anche la presenza del backing vocalist Jordan Paul, hawaiiano anche lui, in tradizionale camicia variopinta e carisma che a tratti sorpassa quello del frontman. Insomma, una bella esibizione dalla simpatia contagiosa.

Il palco si svuota di chitarre e si riempie di sintetizzatori e pad per l’arrivo degli americani Hurray for the Riff Raff. O meglio, dell’ultima iterazione degli HftRR della cantautrice Alynda Segarra, che esce fuori dai territori dell’americana per regalare un’apertura rock con tratti dance studiatamente sbilenchi. La folla comincia ad infoltirsi anche di fronte ad una presenza scenica più in sordina rispetto al primo atto; Segarra termina l’esplosività del primo terzo di set trincerandosi dietro alla sua Epiphone Casino, quasi facendone schermo tra le sue vulnerabilità ed il pubblico, e mette la sua bella voce al servizio di un rock cantautoriale più convenzionale ma non meno d’impatto. La band chiude con una performance esplosiva, i synth si fanno più preponderanti e Segarra usa una cornetta del telefono come filtro vocale, librandosi al di sopra del mormorio elettronico degli strumenti.

Cala il sole ed è il turno dei Black Country, New Roard. Grande curiosità e timore da parte di chi scrive per il ritorno sulle scene della band inglese dopo l’abbandono dell’ex-vocalist Isaac Wood. Pensare di sostituire il suo cantato tremulo e sardonico è impossibile, anche se il pensiero di tutta la band a coprirlo dando una performance ancora più sfaccettata e complessa di ogni canzone fino ad ora pubblicata è allettante. Ma non è questo il caso: i BCNR si presentano coraggiosamente con una scaletta composta interamente di inediti, una cesura forte e chiara con il passato. Le performance vocali di Tyler Hyde al basso, May Kershaw alle tastiere e soprattutto del timido Lewis Evans, sassofonista dalla faccia pulita che sospira di nervosismo prima di ogni canzone, sono impagabili. Quello che manca in verve istrionica viene compensato dall’incredibile talento musicale di questi giovani e dalla loro lirica delicatezza. Se Ants from up there è un buon candidato a disco dell’anno, la prossima pubblicazione sarà assolutamente imperdibile. [Da notare l’assenza di Georgia Ellery, violinista del gruppo, qui sostituita dall’eccezionale Nina Lim. Ellery è in tour coi Jockstrap, che potrete vedere sempre a Torino in occasione del C2C Festival il 4 novembre – n.d.r.]  

Il pubblico è soddisfatto ma continua ad essere impaziente, aspettando l’arrivo dell’australiana Tash Sultana. Con le luci di scena che si riducono ad un piccolo neon con arcobaleni e fenicotteri – ecco l’entrata dell’ex-busker. L’esile figura fa suo lo spazio del grande palco, percorrendolo come una forsennata mentre corre come una trottola impazzita da uno strumento all’altro, canta e si canta sopra da sola, tessendo strato su strato muri sonori con l’aiuto di loop station che, più che apparecchi tecnologici, sembrano tavole magiche. Un’esibizione vulcanica, a metà tra il live DJing e puro virtuosismo musicale: Sultana padroneggia alla perfezione lo spazio intorno a lei ed è capace di coinvolgere il pubblico come pochi altri, facendolo muovere a ritmo senza tregua per l’intero set. A metà dell’esibizione, Sultana viene raggiunta dalla sua band e può rilassarsi, prendendo in mano la chitarra e concentrandosi sullo strumento e sulla sua voce: il gruppo di supporto non eclissa la cantante australiana ma la esalta, mettendo in primo piano la sua incredibile bravura. Un’ora e mezza di esibizione al termine della quale il pubblico non può fare altro se non raccoglie la mandibola da terra e tornare a casa con gli occhi strabuzzati e un passo ancora vagamente ritmato. Eugenio Palombella

ph Loris Brunello

Torino Spazio 211, 26 Agosto 2022

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