TIMBER TIMBRE
Torino | Todays Festival | 27 agosto
Gli headliner designati per l’appuntamento conclusivo di Todays 2017 sono ovviamente Band OF Horses e The Shins, ma in tutta franchezza per chi scrive l’evento più atteso era riposto nei meno conosciuti Timber Timbre. Ed ora, dopo averne plaudito l’ottima performance, posso aggiungere a ragione. Prima di loro hanno sfilato due ‘emergenze’ nostrane di tutto conto, a cominciare da Andrea Laszlo De Simone, l’ultimo urlo dell’underground torinese. La sua lirica esistenzialista, ben espressa nei solchi a 33 giri di Uomo Donna, rimanda ad alcuni pesi massimi della canzone d’autore (un nome fra i tanti: Claudio Rocchi) e della ‘musica della visione’. Con la sua band sul palcoscenico di sPAZIO211 ha saputo muovere le corde di chi c’era. Dopo di loro, i giovanissimi casertani Gomma hanno scaraventato sulle nostre facce il loro incontenibile livore dialettico-strumentale, puntualmente convogliato in una pletora di riff travolgenti e nelle eloquenti arringhe canore dell’adorabile ed agguerrita front-girl al proscenio. L’ultima frontiera generazionale del punk e del dopo-punk ha fatto centro!
A seguire, dalla fiorente scena canadese arrivano i tenebrosi Timber Timbre, reduci dalle fatiche del nuovo ‘batteriologico’ album in studio Sincerely, Future Pollution. Dal vivo non tradiscono le attese, anzi le superano facendosi bastare circa un’ora di prestazioni sorprendenti. La loro psychedelia gotica amoreggia con Lou Reed, The Bad Seeds e Tuxedomoon, spaziando dalle pennellate umbratili della ballata raccolta alle luci al neon della danza sincopata. Taylor Kirk è un crooner dalla voce profonda annegata nei delay, una voce cavernosa, evocativa, graffiante; è lui che dirige l’azione in un vorticare d’energie mentali solcate da chitarre trattate, synth stellari e fluttuanti linee percussive, talora raggiunti dai potenti clangori del sax: tutti musicisti di prim’ordine. Memorie No Wave e intuizioni neoromantiche vestite di nero che amano cambiare forma, volume, ritmo e intensità a seconda del momento, ma che convergono nel tutto immanente delle loro storie di vita e di morte. Canzoni livide di tinte drammatiche e invocazioni alla luna mai fini a sé stesse, come l’allucinata eppur tragicamente realistica Sincerely, Future Pollution (si dia un’occhiata al video ufficiale), misterica danse macabre che titola il disco testé ricordato. Impossibile non farsi pervadere da tanto spleen viscerale in Sewer Blues, il blues più notturno e sepolcrale che, insieme al grave respiro soul di Velvet Gloves & Spit, le mie orecchie rammentino. Atmosfere chiesastiche e suggestioni cinematografiche di un concerto calamita che tiene sulle funi sospese dell’emozione tra paradiso e inferno, siano esse le melodie trasognate di Moment e Hot Dreams o le ritmiche quadrate di Curtains?!. In Grifting poi s’adombrano oblique dinamiche funky che palpitano tra i fumi d’incenso di un’armonia crepuscolare, mentre Il sassofono della fantastica Bleu Nuit raschia zone d’ombra abitate da squarci di armonie futuribili che rinviano perfino ai territori d’avanguardia di Peter Gordon. Il gran finale è appannaggio della mesmerica Trouble Comes Knocking, la ascolterei a ripetizione mille volte dopo averne riscoperto il fascino arcano grazie a questa indimenticabile apparizione concertistica sotto gli stendardi Todays.
Aldo Chimenti
ph Marco Bruera